TEFAF ON LINE 2021
TEFAF ON LINE 2021
9 - 13 SETTEMBRE 2021
8 SETTEMBRE _ PREVIEW
Per questa edizione online di Tefaf 2021, Antonacci Lapiccirella Fine Art presenta un Progetto coerente e unitario che pone in relazione tre bellissime opere di tre artisti italiani: un affascinante pastello e tempera su carta di Francesco Paolo Michetti, una scultura in bronzo di Vincenzo Gemito e una in marmo di Amleto Cataldi. Abbiamo scelto di presentare tre opere differenti per tecnica e materiale ma strettamente legate dal punto di vista tematico. Queste opere accuratamente selezionate instaurano un dialogo fecondo, ricco di riferimenti storici e assonanze particolari. Il tema principale è quello del RITRATTO.
Francesco Paolo Michetti
Autoritratto, 1877
L’Autoritratto di Francesco Paolo Michetti che qui si presenta è inedito, e proviene dalla collezione privata di Amalia e Aldo Ambron: un’opera su carta eseguita attraverso una smagliante tecnica disegnativa, dalle forme scolpite dalla luce e impreziosita da accesi, vividi contrasti cromatici. L’importanza è confermata dal fatto che Amelia e Aldo Ambron furono due collezionisti animati da un’autentica passione per l’arte e dall’amicizia per gli artisti dell’epoca. I loro acquisti nascevano da un coinvolgimento diretto, che escludeva mediazioni. Acquistavano le opere che amavano direttamente dagli artisti di cui coltivavano la frequentazione, tra cui: Antonio Mancini, Vincenzo Gemito, Francesco Paolo Michetti e Giacomo Balla.
L’opera qui presentata si inserisce con particolari caratteristiche qualitative nella ben nota costellazione di Autoritratti realizzati dal pittore proprio intorno al 1877. Ricordiamo ad esempio l’Autoritratto (Scherzo) pastello su carta del 1877, nelle collezioni del The J. Paul Getty Museum a Los Angeles. Per l’artista il periodo compreso tra il 1871 e il 1877 sarebbe coinciso con gli anni della sua rapida affermazione sul panorama internazionale tra Londra e Parigi, con una precoce apparizione anche sul mercato collezionistico americano.
Il punto interrogativo che Michetti iscrive dopo il nome del personaggio di cui egli sta assumendo le sembianze, Amonasro?, ci parla della giocosità del pittore che, dopo aver raccolto i folti e ricci capelli in un lembo di stoffa dai colori accesi, si guarda con sorpresa e scopre di assomigliare ad Amonastro il re etiope padre di Aida dell'omonima opera verdiana.
La sua qualità pittorica si esprime in maniera sapiente ed eclettica, diretta all’esaltazione reciproca di luce e colore, in una nuova gradazione dei valori sul piano, che sembra contraddire le norme tradizionali di costruzione prospettica. Attratto dalle novità del naturalismo internazionale, da un impressionismo di fattura che guarda al disegno nervoso ed elegante di Mariano Fortuny.
E non è un caso che proprio Mariano Fortuny sia il protagonista della seconda opera presentata in fiera, una scultura di Vincenzo Gemito, artista legato a Michetti da una fraterna amicizia.
Vincenzo Gemito
Ritratti di Mariano Fortuny, c. 1880
Il Ritratto di Mariano Fortuny di Vincenzo Gemito che qui si presenta è una fusione di assai alta qualità tecnica e formale. Gemito rivela in questa prova ideata giovanissimo le straordinarie doti del suo vivido naturalismo, insieme alla capacità di catturare con la resa veristica della fisionomia anche il carattere della figura.
Durante l’estate del 1874 Mariano Fortuny dimorò a Napoli stringendo fecondi contatti con la comunità artistica partenopea, circondato dalla generale ammirazione e dall’entusiasmo di molti giovani artisti della scuola napoletana come Antonio Mancini, Francesco Paolo Michetti, Vincenzo Gemito.
Impressionato dall’abilità plastica del giovane, Fortuny gli commissionò un proprio busto ritratto in terracotta, che lo scultore eseguì tra l’ottobre e il novembre del 1874.
Esistono diversi esemplari del busto conservati in collezioni pubbliche italiane. Un modello in terracotta è conservato al Museo Fortuny di Venezia, con la posa del capo ben eretto; un secondo busto fuso in bronzo nel 1875 circa è oggi conservato al Museo del Prado; infine si cita quello con doppia patina nelle collezioni della Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale.
Amleto Cataldi
Ritratto di giovane uomo, c. 1920
La terza opera che abbiamo scelto per completare il Progetto "Ritratti" è la scultura in marmo di Amleto Cataldi.
Lo sguardo del giovane uomo è ardito e intenso, la fronte leggermente aggrottata appena sopra le sopracciglia perfettamente disegnate, il naso dritto e le labbra carnose, anch’esse nettamente individuate; i suoi lineamenti sono inquadrati in una geometria ideale, ma sono trattati in modo naturalistico, come se fossero di carne viva e palpitante.
Cataldi, che riteneva il ritratto “la forma più energica e soddisfacente con la quale uno scultore possa esprimersi”, riserva a questo intenso giovane uomo, la medesima attenzione che in altre occasioni aveva riservato ai ritratti di giovani donne. Qui il modellato sensibile del collo e delle spalle nude rivela la muscolatura perfetta di un moderno kuroi o di un atleta a riposo che, se non fosse per il fatto di non avere alcuna connotazione di appartenenza a una qualunque arma, potrebbe benissimo essere preparatoria per la figura allegorica di uno dei suoi migliori Monumenti eseguiti per lo Stadio dei Marmi a Roma. Eminente ritrattista, sensibile indagatore dei volti e della psicologia sia del femminile che del maschile, Cataldi aveva esordito a Roma nel 1904, all’annuale mostra della Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti, iniziando il fulgido cammino che lo avrebbe portato, nel giro di pochi anni, ad affermarsi quale valentissimo scultore, apprezzato dalla critica anche a livello internazionale.
Quest’opera con molta probabilità faceva parte dei 30 busti esposti alla propria mostra personale alla Galerie Dévambez di Parigi nel 1923, dove, come si evince dal breve articolo egli espone “des nus et des bustes pleins de style et de séduction”, notati dalla critica.