

SILVIO CANEVARI VITERBO 1893 -ROME 1932
VENDUTO
Mostre
III Mostra del Sindacato Fascista delle Belle Arti di Roma e del Lazio, Roma 1932;
Seconda mostra Nazionale d’Arte ispirata allo sport, Mercati Traianei, Roma 1940;
Enrico del Debbio architetto, La misura della modernità,Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma 2006
Bibliografia
Mostra retrospettiva dello Scultore Silvio Canevari, scritto in catalogo della III Mostra del Sindacato regionale Fascista delle Belle Arti di Roma e del Lazio, Pinci editore, Roma 1932, pp. 16 – 17;
Seconda mostra Nazionale d’Arte ispirata allo sport, catalogo della mostra, Roma, Mercati Traianei 1940;
opera riprodotta in “Le tre Venezie”, rivista mensile, n. 11 – 12 novembre – dicembre 1940;
Hildegard Schmidt, Silvio Canevari, in Il corpo in corpo, catalogo della mostra a cura di Bruno Mantura, Spoleto de Luca edizioni d’arte 1990;
Giorgio di Genova, Storia dell’arte italiana del 900. Generazione maestri storici, Tomo Terzo, edizioni Bora, p. 16;
Enrico del Debbio architetto, catalogo della mostra, Roma Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma 2006;
Silvio Canevari e il monumento ai caduti di Civita Catellana, Istituto d’Arte Midossi, Civita Castellana 2006;
Giuditta Rigamonti, Le statue dello Stadio dei Marmi, Università degli studi della Tuscia, 2006;
Maristella Margozzi, Lo sport nell’arte degli anni Trenta, scritto in catalogo della mostra “Novecento, arte e vita tra le due guerre, Silvana editoriale 2013;
opera riprodotta in “Marie Claire Maison”, edizione italiana, Milano, maggio 2016.
Gesso preparatorio de Il rematore, scultura donata dalla provincia di Genova e tradotta in marmo dalla ditta Morosini di Massa Carrara. La statua giunge nel cantiere dello Stadio dei Marmi il 13 dicembre 1930 e il 10 gennaio 1931 viene sistemata accanto al Pugilatore, in una delle due nicchie della facciata posteriore dell’Accademia di Educazione Fisica. Nel grandioso complesso del Foro Mussolini, compiuto da Enrico Del Debbio fra il 1927 ed il 1933 (1) , sono tuttora sistemate sessanta statue disseminate lungo l’emiciclo dello stadio che si sommano alle altre sistemate nelle nicchie dell’Accademia d’Educazione Fisica. Le statue sono opera di diversi artisti, che in alcuni casi ne hanno realizzata più d’una, selezionati tramite una commissione composta da Del Debbio, in qualità di architetto e direttore dei lavori del Foro, dal segretario del sindacato fascista degli artisti Cipriano Efisio Oppo, dal potentissimo segretario dell’Opera Nazionale Balilla, Renato Ricci, dall’accademico d’Italia Roberto Parienti, dal governatore di Roma Boncompagni Ludovisi e dallo scultore Attilio Selva, egli stesso autore di altre quattro statue realizzate entro il 1930. Secondo i documenti d’Archivio, aiuto di Selva fu proprio Canevari, che lo affianca nella realizzazione dei grandi gessi, tradotti nelle cave di Carrara verso l’agosto 1929, per fungere da modello di tutte le altre “superbe figure” (2).
Per il Foro, Canevari, oltre al Il Rematore, realizza altre cinque grandi sculture di atleti: due Ercole, il primo donato dalla provincia di Roma ed il secondo dalla provincia di Brindisi, l’Arciere dalla provincia di Rovigo, il David dalla provincia di Pisa e il Pugilatore dalla provincia di Viterbo. Lo scultore prematuramente scomparso deve gran parte della sua fama postuma all’ampio consenso critico riscosso da queste statue, che figureranno in ogni esposizione sin dal 1932, da quando i relativi bozzetti in gesso, tra cui il presente, vengono esposti in occasione della sua mostra retrospettiva, promossa da Oppo in qualità di segretario Nazionale del Sindacato Fascista e da Del Debbio in qualità di segretario, nell’ambito della Terza Mostra del Sindacato regionale Fascista delle Belle Arti di Roma e del Lazio (3).
Altra occasione espositiva è offerta dalla Seconda mostra Nazionale d’Arte ispirata allo sport, che si tiene nel 1940 a Roma, nei Mercati Traianei, in occasione della quale i “migliori bozzetti” di Canevari sono riuniti in un’unica sala per “mettere in evidenza la sua indubbia esemplarità”, ed è interessante notare che sono ben due i bozzetti di Rematore esposti, insieme a due bozzetti di Lotta, Mercurio, Ercole giovinetto, Ercole, Pugile e Discobolo, quest’ultimo per una statua non realizzata, sempre del Foro Italico.
Nella presentazione in catalogo si enfatizza, giustamente, l’operato di Canevari, che è considerato: “… uno dei pionieri della ispirazione sportiva in arte. Se la sua immatura scomparsa non avesse troncato la sua attività, ormai avviata a produrre opere destinate a popolare gli stadi d’Italia restituiti a funzione classica egli avrebbe acquistato il diritto di essere considerato “maestro” per la plastica eleganza e per il sobrio dinamismo che caratterizza i suoi atleti.” (4)
Ancora nel 1949 Francesco Sapori, nel proprio volume sulla storia della scultura italiana moderna, ricorda gli atleti di Canevari e il “…rapido intenso cammino” (5) dello scultore che viene definito: “… statuario di qualità talora eccelse, che seppe adeguare alla turgida carne il bronzo e il marmo, ambedue a lui cari. I colossi raffiguranti il pugile, il rematore, l’arciere, sono ravvolti d’olimpica compostezza” . Il critico si rammarica, poi, di non aver potuto vedere gli altri “nobilissimi traguardi plastici” che avrebbe varcato se fosse vissuto e ne rileva l’ispirazione proveniente dagli epigoni della grande scultura italiana del secolo XVI, citando Donatello, Verrocchio e Giambologna (6).
In realtà tutte le statue del Foro Mussolini prendono le mosse da un unico modello di riferimento che si può genericamente far risalire all’arte “classica”, da quella greco – romana fino al cosiddetto “Ritorno all’ordine” negli anni Venti del XX secolo di cui è piena espressione.
La critica recente ha insistito sulla vicinanza di Canevari alle teorie di Winckelmann, sull’importanza dello studio della natura rapportato all’antichità (7) e ha rilevato come tale ricerca, incentrata sull’armonia delle proporzioni, lo abbia condotto ad esprimere più i valori di “bellezza, dignità e grazia”, che quelli di “Forza, nobiltà e espressione”, tipici del Fascismo e di gran parte delle statue del Foro.
La figura è ideata per essere posta all’interno di una delle grandi nicchie dell’Accademia di Educazione fisica. Il remo costituisce un lungo asse che serve da perno al corpo eretto dell’atleta, rappresentato in riposo, ma in atteggiamento speculare a quello del Il Pugilatore, che si sarebbe trovato nella nicchia all’altro lato dell’entrata, al quale è accomunato anche dai simili calzari ai piedi e dalla corta clamide drappeggiata sulle spalle, elementi per i quali la figura forma quasi un’ideale pendant.
Note:
- Per i marmi cfr: Agnoldomenico Pica, Il Foro Mussolini, Valentino Bompiani editore 1937; Alberto Riccoboni, Roma nell’arte, Casa Editrice Mediterranea, Roma 1942; Francesco Sapori, Scultura italiana moderna, La libreria dello Stato, Roma 1949; Il Foro italico e lo stadio olimpico, a cura di Memmo Caporilli e Franco Simeoni, Tomo edizioni 1990; Vittorio Sgarbi, Appunti per una storia del Novecento, scritto in catalogo della mostra Scultura italiana del primo Novecento, Castello Estense, Mesola, 2 maggio – 30 luglio, Bologna 1992, p. 66; Patrick Sarfati, Stadium, le strade des marbres, Editions Norma, Paris 2002; Il parco del Foro italico. La storia, lo sport, I progetti, Silvana editoriale 2007
- Le statue di Selva per il foro Mussolini, in “Il Giornale d’Italia”, Roma 29 agosto 1929
- Mostra retrospettiva dello Scultore Silvio Canevari, in catalogo della III Mostra del Sindacato regionale Fascista delle Belle Arti di Roma e del Lazio, Pinci editore, Roma 1932, p. 17
- Seconda mostra Nazionale d’Arte ispirata allo sport, catalogo della mostra, Roma, Mercati Traianei 1940, p. 46
- Francesco Sapori, Scultura italiana … (op. cit.) 1949
- Ibidem
- Hildegard Schmidt, Silvio Canevari, scheda in Il corpo in corpo, mostra a cura di Bruno Mantura, Spoleto de Luca Edizioni d’Arte 1990
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