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Opere
Jean Alfred MARIOTON PARIS 1863-1903
Ulisse e NausicaOlio su tela146 x 116 cmFirmato e datato in alto a sinistra: Marioton 1888
VENDUTO
MUSÉE D'ORDAY, PARIGI
Provenienza
Newark, New Jersey (USA), Collection Jonathan Ackerman Coles; Newark, New Jersey (USA), Newark Museum.
L’importante dipinto oggetto di questo studio, Ulisse e Nausicaa di Jean Alfred Marioton, proveniente da collezione pubblica americana, offre lo spunto per studiare ed analizzare fonti documentali poco conosciute, o sconosciute del tutto, relative sia alla figura dell’importante artista francese, che alla sua fortuna collezionistica, con particolare attenzione ad alcune personalità di amatori d’arte americani di grande interesse per la storia del gusto e del collezionismo.
Le notizie relative alla vita e alle opere di Jean Alfred Marioton (Parigi 3 settembre 1863 – 6 aprile 1903) sono tutte ancora da pubblicare, e sono perlopiù conservate nell’introduzione di un libro dei suoi disegni a cura del fratello scultore Claudius (Dessins Croquis et Etudes de Figures des Peintures Décoratives de Jean-Alfred Marioton, Publiés par les soins de son Frére, le Sculpteur Claudius Marioton, Librairie d’Art Dècoratif, Armand Guérinet Edoteur, Paris, s.d., ma 1905 circa), e negli archivi delle tante mostre istituzionali alle quali partecipò, in particolare quelli relativi ai Salon parigini.
Nato da umili origini, Jean Alfred Marioton entra in tenera età nello studio di un architetto, il cui nome non è ricordato dalle fonti. Ma il suo estro artistico non tarda ad evidenziarsi, così che al regolo e agli strumenti dell’architetto preferisce di gran lunga l’incisione, diventando allievo del fratello, l’incisore e scultore Claudius Marioton. I successi non tardano ad arrivare tanto che ottiene una Menzione al Concours Crozatier, con l’incisione di una Baccante, e viene accolto al Salon con un ritratto del fratello inciso in argento.
A seguito di un premio ottenuto al Concours de la Ville de Paris, il pittore Maillard, presso il cui studio Marioton lavorava, lo presenta al grande Jean Léon Gerome, allora Professore all’Ecole des Beaux-Arts. Marioton diviene così allievo della Scuola, e raccoglie anno dopo anno le medaglie di fine corso in tutti i generi. Sono di questi anni i rapporti con altri due grandi artisti del tempo, William-Adolphe Bouguerau e Tony Robert-Fleury de l’Academie Julian.
Il 1887 è un anno ricco di soddisfazioni: ottiene un prestigioso secondo Premio al Grand Prix de Rome, con un dipinto raffigurante La mort de Themistocle, che viene acquistato dallo Stato, ed è ora conservato a Montpellier, préfecture de l’Hérault. Vince anche il Prix Cambacérès, una “bourse de voyage” del dipartimento della Senna, ed espone al Salon due interessanti ritratti ( n.1596 Portratit de M***, n. 1597 Portrait de M*** , cat. Salon p.28), molto elogiati dalla critica, in particolare da Albert Wolff.
L’anno successivo rinuncia al Prix de Rome, e al conseguente trasferimento a Roma a Villa Medici, perchè si sente pronto ad entrare nell’agone artistico parigino. Espone infatti un ritratto al Salon (n.1734, cat Salon p.30) e le sue qualità artistiche non tardano ad attirare collezionisti, amatori, critici: Marioton infatti non solo realizza numerosi dipinti di grande qualità, che espone ripetutamente al Salon, ma si distingue anche come eccellente autore di cicli decorativi e pittorici, quali quello per il palazzo della Regina di Spagna a Barcellona, il Palace-Hotel de l’Avenue des Champs-Elysées a Parigi, la grande brasserie Gruber de la gare de Lyon, e quelli per numerosi hotels particuliers, quali Lauer, Lafon, Laniel, Dehénani, tutte imprese che gli valgono niente meno che la Legion d’honneur.
Il dipinto oggetto di questo studio Ulisse e Nausicaa viene dunque realizzato immediatamente dopo La morte di Temistocle, che vale all’artista il Prix de Rome. E’ questo uno dei periodi artistici più felici per Marioton, nel quale le tematiche classiche vengono riprese ed elaborate con grande cura dell’impianto disegnativo, e felicissima declinazione delle partiture luministiche e cromatiche. L’artista dimostra infatti di essere perfettamente aggiornato sulle novità nella resa pittorica delle scene classiche, che partendo da Puvis de Chavannes, vengono rielaborate dall’impostazione dei suoi maestri Bouguerau e Gerome, ma soprattutto riesce a dare a queste scene un tono e un tenore del tutto personali, mantenendo la monumentalità dell’impostazione e dell’impianto disegnativo, con l’aggiunta di una lettura personale e intima dei rapporti tra i personaggi e della loro resa formale.
La scena è quella a tutti nota, narrata da Omero nel Libro VI dell’Odissea (vv. 110-210): Ulisse dopo giorni e giorni di tempesta, approda in una terra a lui ignota (la terra dei Feaci), e si addormenta sfinito su un letto di foglie. Mentre riposa, la sua protettrice, Atena, si reca presso il palazzo di Alcínoo, re dei Feaci, e appare in sogno alla figlia del sovrano, la bellissima Nausicàa, sollecitandola a recarsi al fiume per lavare le vesti del suo corredo, perché si avvicina per lei il momento del matrimonio. Il mattino seguente Nausicaa scende al fiume con le ancelle, fa lavare le vesti e mentre queste sono stese ad asciugare, le fanciulle iniziano a giocare con la palla. Un lancio maldestro fa finire la palla nel fiume, e al grido di disappunto Ulisse, che dorme lì accanto, si sveglia e seminudo appare al corteo delle giovani. Nel rappresentare il momento in cui Ulisse seminudo viene scoperto da Nausicaa e le sue ancelle, Marioton fa sfoggio di tutta la sua abilità nella resa artistica delle figure femminili sia nella qualità dell’incarnato, che nel tessuto disegnativo, qualità che gli venivano ampiamente riconosciute dalla critica e che il fratello Claudius nella introduzione al già citato testo sui disegni del fratello, bene evidenzia: “ Nul n’a mieux compris et plus poétiquement rendu le charme esthétique de la femme… par la sureté du trait, par le charme du modelé, parl la grace des attitudes, par la diversité des sujets, par l’interpretation toujours poétique de la nature”.
Marioton espone ancora al Salon parigino nel 1889 un Ritratto (n, 1797, cat. Salon p. 29 ); nel 1891 Abel (n.1118) e Portrait de M. le Dr Maret (n.1119); e nel 1892 Lycenio e Dafne (n. 1155), ancora una scena di impostazione classica, una scelta sensuale e inconsueta di un episodio poco conosciuto della storia tra Dafne e Cloe narrata da Longo Sofista nel III sec. d.C., nel quale la sensuale figura femminile di Lycenio, che inizia Dafni all’amore, non fa altro che esaltare tutte le qualità pittoriche, relative alla resa formale delle figure, che abbiamo evidenziato in Ulisse e Nausicaa.
Il 4 luglio 1899 Jean Alfred Marioton sposa a Parigi la ventottenne Hélène de Zamacoïs, figlia del famoso pittore spagnolo Eduardo Zamacois y Zabala. E’ certamente grazie al suo intervento che il nostro artista entra in contatto con alcuni importanti mercanti parigini, molto attivi anche con il mercato internazionale e americano. Il ruolo di Eduardo Zamacois, specialmente nei sui rapporti con la Maison Goupil è stata solo recentemente messa in luce (V. La Maison Goupil e l’Italie, a cura di P. Serafini, cat. della Mostra, Rovigo-Bordeaux 2012), e sono ora evidenti l’importanza del suo ruolo di catalizzatore e mediatore tra la comunità artistica parigina, importanti mercanti quali Reitlinger, Goupil e Tedesco e molti artisti italiani e spagnoli. Da ricordare inoltre che la figlia di Marioton, Catherine (1901-1995) diventerà una vera e propria celebrità quale illustratrice di giornali di moda.
Jean Alfred Marioton muore a Parigi il 6 aprile 1903, e tutte le opere e i materiali del suo atelier vengono venduti nella sala 2 dell’hotel Drouot in un’affollatisima asta il 22 dicembre dello stesso anno.
Ulisse e Nausicaa, che certamente per impostazione, qualità artistica della composizione, e dimensioni, venne pensata per una esposizione, al momento ancora non rintracciata, proviene dal Newark Museum nel New Jersey, che ha deciso di venderla per motivi di strategia espositiva orientati verso l’arte contemporanea, e proviene dalla collezione di Jonathan Ackerman Coles, verosimilmente con la donazione di moltissime opere avvenuta nel 1926 poco dopo la sua morte, anche se alcune opere vennero donate in precedenza, nel 1920, con il mecenate collezionista ancora in vita.
Non sappiamo purtroppo quando e in che occasione venne acquistata dal mecenate americano, ma possiamo in questa sede presentare alcune fonti documentali relative alla collezione di Jonathan Ackerman Coles, perchè il dipinto Ulisse e Nausicaa faceva parte di una delle importanti collezioni, per qualità e numero, americane di fine 800, e senza dubbio della più importante collezione del New Jersey di quel periodo.
Jonathan Ackerman Coles nacque il 6 Maggio 1843 a Newark, Essex County, NJ, figlio del famoso fisico e chirurgo, ma anche rinomato poeta, Dr. Abraham Coles e di Caroline Elizabeth Ackerman. Proveniente da una delle famiglie “storiche” americane (suo avo era James Coles, uno dei Pilgrims Fathers), univa le proprietà del ramo paterno (suo nonno Dennis Coles era un importante latifondista) alla dinamica imprenditoriale del ramo materno (suo nonno materno Jonathan Coombs Ackerman era un importante finanziere).
La cultura era sempre stata importante nella famiglia Coles: il bisnonno di Jonathan, Dennis Coles, fu il fondatore a Newburgh, NY del quotidiano “Recorder of the Times”; il padre di Jonathan, Abraham, prima di intraprendere la carriera di medicina, a 18 anni era già insegnante di Latino e Greco a Plainfleld, NJ., e possedeva una pregevole collezione di libri antichi, dipinti e sculture raccolte lungo tutto l’arco della sua vita, che alla sua morte, nel 1891, passarono ai figli.
Jonathan Coles viaggiò intensamente in Europa, nel 1877 e 1878 studiò e lavorò negli ospitali di Londra, Parigi, Heidelber, Berlino e Vienna, e visitò anche Siria, Palestina e Egitto. Al suo ritorno in America esercitò la professione assieme al padre a Newark, e si dedicò fino alla morte (1925-1926 fonti discordanti) con grande passione e impegno a viaggiare e collezionare oggetti storici e artistici, e questo gli valse la qualifica di trustee della New Jersey Historical Society, membro della Washington Association of Morristown, NJ, e soprattutto fellow for life del Metropolitan Museum of Art di New York.
La sua attività collezionistica fece si che oggi sia ricordato principalmente per la sua attività filantropica: i suoi doni di sculture e dipinti alla città di Newark sono ritenuti di valore inestimabile, fece donazioni e lasciti agli orfani e agli storpi, fondò un liceo nell’India meridionale, lasciò donazioni a quasi tutte le istituzioni di Newark, dalla New Jersey Historical Society, alla Free Public Library (entrambe le quali avevano visto suo padre Abraham tra i fondatori).
Il museo di Newark custodisce ancora oggi un gran numero di oggetti provenienti dalle donazioni e dal lascito di Jonathan Ackerman Coles. In questa sede, a parte i vasi orientali o europei, la gioielleria, gli accessori e alcuni pregevoli arredi, è interessante ripercorrere la sua collezione di dipinti, della quale il nostro Ulisse e Nausicaa faceva parte. Non è semplice affermare con certezza quali dipinti appartenessero già al padre Abraham, che sappiamo dalle fonti essere stato generoso collezionista e quali furono invece acquistati da Jonathan, e non abbiamo un catalogo completo delle opere appartenute alla collezione di Abraham e Jonathan Coles. Non di meno possiamo ricavare molti dati eloquenti sulla consistenza e l’importanza della collezione da due Mostre e dagli archivi del Museo di Newark.
La collezione di Jonathan Ackerman Coles doveva essere sterminata e una piccola parte possiamo desumerla dalle opere ancora custodite al Newark Museum: sappiamo comunque dagli archivi che la collezione di Jonathan Ackerman Coles doveva essere così importante da dedicargli ben due Mostre nel 1920, entrambe organizzate dalla Newark Museum Association, e ospitate nella Newark Public Library: la “First Coles Exhibition” (Aprile 1920) e la “The Dr. J. Ackerman Coles Collections: Supplementary Exhibition,” (Novembre 1920).
La collezione sembrava avere una predilezione per le opere degli artisti della scuola di paesaggio americana, e questa impressione è ben evidenziata dalla presenza di numerose opere di uno dei più importanti pittori di paesaggio, Albert Bierstadt, che può ritenersi uno dei fondatori e maggiori interpreti della cosiddetta Hudson River School, e del quale al Newark Museum sono custodite ben 5 opere: i paesaggi Sunshine and Shadow, 1855, e Landscape, ca. 1850s, la grande tela Landing of Columbus, databile al 1893 circa, un Bisonte e una piccola veduta Lake at Franconia Notch, White Mountains, ca. 1860s. Dalla donazione del 1920 di Jonathan Coles, provengono anche una Scena della guerra civile di Julian Scott, 1872, Paradise Rocks, Newport, ca. 1868 di John Frederick Kensett, la scena di genere Telling the News, di John George Brown e The Pipe of Friendship (The Scouting Party), 1857-1859 di William Tylee Ranney.
La prevalenza di artisti di paesaggio americani emerge anche dal lascito del 1926 successivo alla sua morte, dove molti dei grandi artisti americani di questo genere, soprattutto quelli facenti parte della Hudson River School sono rappresentati, e del quale fanno parte un Paesaggio di Alexander Helwig Wyant, 1870, un Paesaggio di George H. Smillie, e un altro di Jasper Francis Cropsey. E ancora The Wetterhorn and Falls of the Reichenbach, paesaggio di Samuel Finley Breese Morse, pittore e inventore ( si proprio lui l’inventore del telegrafo!), due opere di Jennie Augusta Brownscombe, tra cui A Ball Celebrating the Victory of Yorktown, esposto nel 1897 alla National Academy of Design di New York; e poi una bella veduta veneziana Sunset / Santa Maria and the Ducal Palace, 1902 di Thomas Moran e The Arch of Titus, 1871 di George Peter Alexander Healy.
Paolo Serafini
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