Jean Michel Cels nasce a L’Aia l’11 agosto 1819, secondo di cinque fratelli e figlio del pittore Corneille Cels. Nel 1800 il padre andò a Parigi e successivamente viaggiò per sette anni in Italia, tra Firenze e Napoli, vivendo soprattutto a Roma, dove realizzò disegni e dipinti che rivelano una grande attenzione al paesaggio ed agli stidi di cieli. Fin da giovane, quindi, Jean Michel respira un clima artistico variegato e impara a disegnare traendo ispirazione proprio dai numerosi bozzetti portati dall’Italia da suo padre. La sua formazione artistica comincia nello studio di Pierre Jean Hellemans, pittore di paesaggi considerato il precursore della pittura romantica in Belgio. Nel 1847, emulando suo padre, parte alla volta dell’Italia, passando per Roma, carico di aspettative e curiosità. Il viaggio, dura poco, l’anno successivo torna in Belgio e prende parte all’Esposizione Nazionale delle Belle Arti del 1848 a Bruxelles, esponendo, tra gli altri, tre paesaggi romani: Vue de l’aqueduc de l’Acqua Felice et d’une partie des murs de Rome;Effect de crepuscule, Vue du Pont Lamentano (sic) pres de Rome e Murs de Rome, effet du matin (con i numeri 100, 101 e 102). Seppur di ubicazione ignota i titoli di questi dipinti attestano l’interesse di Jean Michel per gli effetti di luce sul paesaggio. Nel 1850 si trasferisce a Parigi, città divenuta ormai emblema della modernità della cultura e delle arti; qui partecipa al Salon con due dipinti, Paysage e Site du Brabant, rappresentanti questa volta i paesaggi della sua terra, il Belgio. Da questa data scompare gradualmente dalle scene artistiche, fino alla morte sopraggiunta a Bruxelles nel 1894.
L’apparente assenza di opere di Cels può spiegare la scarsità di notizie su questo artista così raffinato e le poche opere presenti nelle collezioni pubbliche. Bisognerà attendere il 1997 per una sua riabilitazione, quando riemerge presso un’asta Christie’s a Londra una serie di dipinti e disegni raffiguranti soprattutto cieli datati tra il 1838 e il 1842 ed eseguiti presso Bruxelles. Questi disegni, realizzati a olio su carta, possono essere qualificati come studi preparatori ed hanno lo scopo di catturare rapidamente gli impercettibili cambiamenti meteorologici ed essere riutilizzati come modelli, una volta in studio, in dipinti veri e propri. Alcuni di questi studi sono entrati a far parte di prestigiose collezioni quali quella di Eugene e Chiara Taw e quella di John e Charlotte Gere, note per essere focalizzate su studi en plein air di artisti europei del XVIII e XIX secolo. Molti di questi studi di cieli furono presentati in mostre temporanee negli Stati Uniti, in Inghilterra, Giappone e Austalia.
L’opera che qui proponiamo raffigura il cielo del 22 luglio 1874, in un giorno d’estate in cui le nuvole fanno da protagoniste e si allungano sopra la terra. Questo olio su tela non può essere definito studio, ma si propone come opera finita, firmata, datata e localizzata con una precisa intenzione artistica da parte dell’autore. Il quadro risente stilisticamente dell’influenza di ben tre correnti artistiche: romanticismo, simbolismo e impressionismo. Per il suo aspetto vagamente sognante ricorda infatti certi paesaggi di Caspar David Friedrich; d’altra parte, l’insistenza delle nuvole rimanda agli acquerelli del pittore simbolista André des Gachons. Ancora, la capacità di cogliere i cambiamenti climatici si rifà pienamente al clima impressionista. Da un lato, quindi, lo scopo meteorologico, l’intenzione quasi scientifica di rappresentare la realtà di ciò che accade a livello atmosferico, con la preoccupazione di Cels di riproporre fedelmente i fenomeni climatici che lo circondano. D’altra parte, non bisogna dimenticare quella componente fantastica e simbolica che contribuisce a rendere magico questo dipinto. L’artista rappresenta romanticamente il cielo in tempesta, il sole che vince sulle tenebre, apportando una carica di misticismo che rende questo pittore tra i più interessanti della sua generazione.