Firmato e datato in basso a sinistra: Moïse Arnaud 1908 Sul retro in alto: Le Peintre. Moise Arnoud. /Paris. Mai. 1908 In basso timbro: Collection/ Gérald Schurr/ Paris
The Artist Face-to-Face: two centuries of self-portraits from the Paris collection of Gérald Schurr, The Taft Museum of Art, Cincinnati, 15 Settembre-27 Ottobre 1989, n. 7; Collection Gerald Schurr. Portraits d’artistes , Binoche, Paris, 22-23 maggio 2000, p. 34
Questo autoritratto si può considerare un pregevole dipinto di Moïse Arnaud il quale nella sua maturità ha preferito esprimersi dipingendo paesaggi, spesso notati nella stampa coeva, come riferisce il “Mercure de France”, in un articolo nel quale sono apprezzate le sue qualità pittoriche, definite “ trés nuances et précis” (1). Il timbro sul retro dell’opera dichiara la provenienza dell’opera dalla rinomata collezione di autoritratti del noto giornalista e critico d’arte francese Gérald Schurr (1915- 1989), autore del Dictionnaire des petits maîtres de la peinture 1820-1920. Benzit (2) ricorda l’appartenenza di Arnaud alla Société des artistes indépendants, una società fondata sul principio dell’abolizione della giuria di ammissione alle mostre, così da permettere agli artisti di presentare le proprie opere direttamente al giudizio del pubblico, in piena libertà, desiderio che sembra alla base di tutte le prove pittoriche dell’artista, del quale si dichiara: “n’appartenant en vérité à aucune des écoles qui s’effoçent, par ces temps de bluff et de réclame, d’attirer l’attention du public” (3). Nel 1908, quando dipinge il proprio autoritratto, Arnaud è un giovane uomo trentenne, già molto consapevole delle proprie non comuni doti coloristiche; a differenza di altri artisti preferisce non ritrarsi in abiti da lavoro ma in un momento intermedio, che lo precede o, forse, lo conclude. Sembra quasi che abbia appena smesso la casacca da pittore, oppure si appresti a indossarla, mentre guarda lontano con lo sguardo enigmatico e interrogativo. La fronte ampia e spaziosa, le sopracciglia leggermente inarcate, lo sguardo vivo e la folta barba, tenuta secondo la moda dell’epoca, sono rese con piccole pennellate, tramite le quali viene a creare un tessuto pittorico fatto di diverse tonalità di colore, in modo da formare una superficie vibratile e luminosa. I colori della carta da parati del fondo, come quelli dell’incarnato del volto, della capigliatura e delle maniche della camicia che spuntano dal gilet, dimostrano quanto Arnaud abbia maturato la propria riflessione sulle teorie del colore di Michel Eugène Chevreul (1786 –1889), teorie che avevano già ispirato George Seurat quando aveva dipinto Un pomeriggio all’isola de la Grande-Jatte (1884-1886), la tela esposta nell’ultima mostra collettiva degli impressionisti, dopo la quale si deve considerare chiusa l’età dell’Impressionismo e aperta quella assai composita del Postimpressionismo. Per affinità elettive la pittura di Moïse è piuttosto vicina agli ideali di Paul Serusier e della sua pittura di paesaggio. Non è, quindi, per caso che, già nel 1919, egli si trovi accanto a Paul Signac e Edouard Fer (l’autore de Principes scientifiques du neò-impressionisme) alla Exposition de peinture moderne française che si tiene a Ginevra alla Galerie du Rhône, insieme ad artisti stimati da leon Durand: “enthousiastes resteront pour avoir dégagé la peintre des formules surannées sans tomber dans des abstractions ultra – modernistes de ceux qui nous semblent encore ed dehors du domaine plastique de l’art!” (4).
Gustave Kahn, A l’exposition des Aquarellistes indépendants, in “Mercure de France”, a. 36, tomo CLXXVIII, n. 642, Paris 15 mars 1925, p. 828
Bénézit, Dictionnaire des peintres sculpteurs graveurs dessinateurs, vol. I, Grund Paris 1976, p. 269.
Raymond Manevy, Une belle exposition de quatre indépendants, in “le Peuple”, Paris 6 /11/ 1921, p. 2; l’autore prosegue notando: “Moïse Arnaud nous conduit sur les plateaux de Montfermeil, qu’il traduit avec des tons violents, des bleus et des violets, des jaunes d’un effet impressionnant”.
Leon Dunand, Exposition de Peinture Moderne Française ( Paul Signac, Maximilien Luce, Louis Valtat, Edouard Fer, Lucie Cousturier, Selmersheim-Desgrange, Moïse Arnaud, Henri Ottmann, Charles Camoin, Roger Grillon, Picart Le Doux, Louis Le Bail, B. Mahn, Félix Roussel), du 15 novembre au 9 décembre , Galerie du Rhône, Genéve 1919.