
REMIGIO ANNOVATI
Remigio Annovati nasce a Milano il 21 febbraio 1914. Figlio del pittore Amedeo Annovati, esordisce nel 1942 nella sua città natale con una personale allestita presso la Galleria Salvetti. Con la tela Loretana si aggiudica il secondo premio alla mostra collettiva del Castello Sforzesco mentre nel 1954 vince il "Pennello d'oro" alla biennale abruzzese di Giulianova, dove esponeva regolarmente le sue opere dal 1948. Nel 1977 muore a Milano.
Annovati nelle sue opere trae chiara inspirazione dal divisionismo di primo Novecento, linguaggio pittorico a cui anche il padre Amedeo si era avvicinato e che quindi Remigio conosceva bene. Il genere che predilige durante tutta la sua carriera artistica è senz'altro il paesaggistico, che diviene, sulla scia dei noti nomi d'inizio secolo quali Gaetano Previati, Guido Marussing e Plinio Novellini, un soggetto emozionale e per questo depurato dai connotati naturalistici che gli sono propri. La suggestione emotiva in Annovati è data principalmente dalle luminosità atmosferiche e dai colori della vegetazione morbidamente stesi, come avviene nei dipinti Autunno, Il Cervino, Valle d'Aosta, ma anche Primi Albori e Nube Bianca.
La tela La Perla, qui presentata, resta tecnicamente coerente alla poetica divisionista amata da Annovati anche se, da un punto di vista prettamente iconografico, si muove su stilemi tipicamente simbolisti. Il titolo rimanda all'antico tema del pescatore di perle, di cui uno primi esempi tra i più noti è il dipinto manierista di Alessandro Allori intitolato La pesca delle perle (opera conservata in Palazzo Vecchio a Firenze). Resa nota la comunanza del soggetto con l'opera dell'Allori, il dipinto di Annovati si accosta però alle visioni di fine Ottocento impregnate di un lirismo che trova un riscontro effettivo nella poesia decadente e nel simbolismo italiano d'inizio secolo. Il modello diretto cui Annovati può aver tratto ispirazione per La Perla è la tela Abisso verde di Giulio Aristide Sartorio, realizzata nel 1900 (oggi conservata a Piacenza, presso la Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi, inv. 332). Abisso verde è una versione con lievi varianti di un altro dipinto di Sartorio intitolato La Sirena (Roma, coll. privata) ed eseguito qualche anno prima, nel 1893. Nel 1895-96 Luigi Pirandello dopo aver visto l'opera di Sartorio esposta la descrive con grande suggestione: «Un'onda verde s'avvalla: in quest'avvallamento si culla e s'abbandona la Sirena pallida, dalla fulva chioma sparsa, un braccio immerso e trasparente nell'acqua, l'altro ripiegato sul seno, con tentatrice mollezza. Dall'alto del quadro una breve barca si piega a seguir l'onda; sulla barca, proteso e supino, un adolescente cinge con un braccio l'emersa incantatrice. In quest'onda è tagliato con sommo ardire tutto il quadro. E vi par di sognare, guardandolo». Abisso verde, che ben s'inserisce nel clima letterario dannunziano del periodo, è una chiara allegoria degli istinti umani, in cui l'uomo, detentore della forza e virilità, è presentato come un fascio di muscoli vibranti, mentre la donna come un delicato e fragile fulcro di bellezza e voluttà. Questa interpretazione, per affinità stilistiche ed iconografiche, può essere traslata anche alla Perla, che si avvicina all'opera di Sartorio anche nell'uso delle cromie complementari del verde e del rosso.
Nel 1933 Abisso verde, venne esposta insieme ad alcuni disegni e studi preparatori del dipinto, alla prima mostra retrospettiva di Sartorio allestita a Roma alla Galleria Borghese (cfr. Calosso, 1933, p. 44). Annovati in seguito ad un'eventuale visita all'esposizione potrebbe aver tratto ispirazione per la sua opera La Perla, che per questo potrebbe verosimilmente essere stata eseguita a metà degli anni Trenta.
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