
Angelo DALL'OCA BIANCA
Bibliografia
Bibliografia di riferimento
C. Manzini, a cura di, Angelo Dall'Oca Bianca nell'Arte e nella Vita, Milano 1939; F. Lomartire, M. Saracino, a cura di, Angelo Dall'Oca Bianca. Visioni multiple, catalogo della mostra, Milano 2002; L. Lorenzoni, s.v. Angelo Dall'Oca Bianca, in La Pittura nel Veneto. Il Novecento. Dizionario degli artisti, a cura di N. Stringa, Milano 2009, pp. 137-138.
Allievo di Napoleone Nani (Venezia, 1841 – 1899) presso l'Accademia Cignaroli di Verona, ad Angelo Dall'Oca Bianca arride fin da subito il successo per quel realismo lenticolare appreso dal maestro, acceso da un colorismo vibrante alla Favretto, mobile, intriso di luce, il tutto reso con una formula stilistica assolutamente peculiare ed elegantissima. I suoi dipinti, popolati da una gaia, briosa umanità, incarnano a pieno il gusto per la pittura di genere, tanto apprezzata in ambito internazionale allo scadere del secolo XIX.
Scandiscono le tappe del crescente successo di Dall'Oca le partecipazioni alle Esposizioni di Brera (1880), Milano (1881), Roma (1882), Monaco di Baviera (1883), Torino (1884, 1898) e gli innumerevoli riconoscimenti internazionali: il Premio Principe Umberto all'Esposizione di Milano (1886), la medaglia di bronzo all'Esposizione Mondiale di Parigi (1889), la medaglia d'argento alla Rassegna Nazionale di Palermo (1891-1892), le medaglie d'oro alle Esposizioni Universali di Chicago (1893) e Anversa (1894), Parigi (1900) e Saint Louis (1904), il primo premio all'Internazionale di Roma (1904).
I numerosi riconoscimenti vanno di pari passo con vendite d'eccezione ad una clientela prestigiosa, sia pubblica che privata: dal Comune alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, dal Brooklyn Museum of Art di New York al Museu Municipal de Belles Arts di Barcellona, da Vittorio Emanuele III, che acquista alcune dipinti per la villa reale di Monza, a facoltosi collezionisti di tutto il mondo.
L'Internazionale di Budapest del 1901 dedica a Dall'Oca una sala con cinquantasei suoi lavori, mentre alla X Biennale di Venezia, nel 1912, gli viene riservata una sezione con ben ottantatré opere, presentate in catalogo con un'introduzione di pugno dell'artista stesso.
A partire grossomodo da queste date si assiste ad una riformulazione dello stile pittorico dell'artista, ora contraddistinto dalla singolare, originalissima coesistenza di echi simbolisti e presentimenti divisionisti. Emblematico del nuovo corso della pittura di Dall'Oca è questo elegantissimo autoritratto del 1914. Abbandonato il rutilante realismo che ne aveva consacrato la fama, ingabbiandone al tempo stesso la felicità d'ispirazione entro stereotipi espressivi che con l'andar del tempo erano divenuti maniera, l'artista si abbandona finalmente ad una libertà creativa che si rivela ancora una volta modernissima. Una cifra stilistica inedita, tanto più interessante perché genuina ed in sintonia con la temperie artistica europea d'inizio secolo.
Le pennellate lunghe, filamentose, il segno veloce, irrequieto, restituiscono i tratti di un uomo decisamente affascinante, consapevole dalla propria presenza scenica. Di questa eminente figura d'artista, protagonista della scena veronese a cavallo fra 800 e 900, si conoscono innumerevoli ritratti, ma tutti posteriori a questo.
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