
FRANCESCO PAOLO MICHETTI Tocco da Casauria, 1851-Francavilla al Mare, 1929
Provenienza
Collezione Gilgore, USA
Michetti si ritrae con un cappello a falda larga, un elemento iconografico ricorrente nei suoi autoritratti. Questo Autoritratto con cappellos’inserisce infatti all’interno di una serie di Autoritratti che Michetti realizza tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, un periodo in cui l’artista sperimenta un linguaggio sempre più sintetico e immediato. Ricordiamo ad esempio l’Autoritratto, pastello e tempera su carta, circa 1877, Collezione Intesa Sanpaolo[1] [Fig. 1] e l’Autoritratto, 1888, olio su tela, Museo di Capodimonte[Fig. 2], entrambi molto prossimi all’aspetto dell’artista restituito da un’immagine fotografica che lo ritrae insieme al mercante tedesco Reitlinger[2] [Fig. 3.] Interessante caratteristica del processo artistico di Michetti, infatti, fu l’abitudine di studiare le forme del vero attraverso il mezzo della fotografia, con esiti di grande modernità, anticipatrice della commistione di stimoli e suggestioni nel passaggio tra realismo e simbolismo, tra Otto e Novecento[3].
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Di particolare interesse è la dedica manoscritta al pittore Edoardo Tofano (Napoli 1838 – Roma 1920), che conferisce all’opera una dimensione epistolare e confidenziale, testimoniando il fitto intreccio di relazioni intellettuali e artistiche che Michetti intratteneva con il milieu culturale del suo tempo. D’altronde Michetti, con il suo interesse per il verismo e la rappresentazione della vita popolare, poteva condividere con Tofano, che si dedicava a scene di genere e al ritratto, una certa affinità tematica e stilistica.
L'opera è eseguita con una tecnica mista che coniuga la freschezza del pastello alla fluidità dell’acquerello. L’artista sfrutta il tono della carta bruna come base cromatica, limitandosi a interventi rapidi e sintetici, ottenendo così un effetto più atmosferico e sfumato evidenziando la sua grande abilità nel catturare l’immediatezza espressiva e la vibrazione luministica, elementi peculiari del suo linguaggio visivo. L'opera manifesta l'influenza della ritrattistica di matrice impressionista, ambito nel quale Michetti si muove con disinvoltura, assimilando suggestioni europee pur mantenendo una propria cifra stilistica autonoma.
Pittore profondamente legato alla sua terra d'origine, l'Abruzzo, i cui lavori – spesso ispirati al folklore e alle tradizioni locali – gli valsero grande riconoscimento in Italia, soprattutto tra i membri del celebre cenacolo dannunziano[4]. Il successo riscosso nelle Esposizioni Universali (si pensi alla medaglia d’oro ottenuta a Parigi nel 1878 con Il voto) e il favore della critica contemporanea gli diedero grande notorietà anche se le sue opere venissero collezionate prevalentemente in Italia.
Tuttavia, negli ultimi decenni si è assistito a un’attenzione della sua opera, con un rinnovato interesse da parte di importanti istituzioni museali internazionali e collezionisti esteri. Questo cambiamento è legato a un più ampio processo di riscoperta del naturalismo italiano e di quelle figure che hanno contribuito in modo significativo all’evoluzione della pittura moderna. Questa rivalutazione critica e commerciale colloca oggi Michetti in una posizione più solida nel panorama artistico internazionale, restituendogli il giusto riconoscimento come uno dei più originali interpreti della pittura italiana tra Ottocento e Novecento.
Sue opere sono presenti nelle collezioni di prestigiosi musei internazionali quali:
Getty Museum, Los Angeles, USA; Washington National Gallery of Art, USA; Art Institute of Chicago, IL, USA; Museum of Fine Arts di Budapest, Ungheria; oltre che in diversi Musei Italiani tra cui: Galleria Nazionale d'Arte Moderna (GNAM) di Roma e la Galleria d'Arte Moderna (GAM) di Milano.
[1] cfr. F. Benzi, G. Berardi, T. Sacchi Lodispoto, S. Spinazzè, Francesco Paolo Michetti. Catalogo generale, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2018, n. 145, p. 164.
[2] Ivi, ill. 2, p. 355.
[3] cfr. M. Miraglia, Francesco Paolo Michetti fotografo, Torino 1975
[4]Gruppo di artisti, intellettuali e letterati che orbitavano attorno alla figura di Gabriele D’Annunzio tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Questo circolo, non formalizzato come un movimento vero e proprio, era caratterizzato da un comune sentire estetico e da un forte interesse per la fusione tra arte, letteratura e vita, in perfetto stile dannunziano.
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