
Antonio MANCINI Roma 1852-1930
Provenienza
Collezione privata
Antonio Mancini fu uno dei più eminenti esponenti della pittura europea del XIX secolo. Fu ammirato e imitato da artisti italiani e stranieri e acclamato dalla critica e dal pubblico durante la sua vita. Tra i suoi ammiratori più ferventi c'era il famoso pittore italoamericano John Singer Sargent, che di lui disse: "Ho incontrato in Italia il più grande pittore vivente".
Nato a Roma da una modesta famiglia di origine umbra, Mancini si formò all'Accademia di Belle Arti di Napoli sotto la guida di Domenico Morelli. La sua carriera artistica decollò nel 1868 con un dipinto intitolato "Lo scugnizzo" ("Il monello") che gli fece guadagnare la lode e l'ammirazione del suo maestro.
Iniziò a esporre le sue opere al Salon de Paris nel 1872, recandosi nella capitale francese in due diverse occasioni, e prese parte anche all'Esposizione universale del 1878, dove ottenne un immenso successo. Al suo ritorno a Napoli iniziò a sviluppare sintomi di un malessere mentale che lo avrebbe costretto in un manicomio per alcuni mesi, dalla fine del 1881 al febbraio 1882. Tornò a Roma nel 1883.
Viaggiò in Inghilterra, Irlanda e Germania nel primo decennio del XX secolo, dipingendo diversi ritratti importanti, principalmente per la borghesia locale. Prese anche parte ad alcuni degli eventi più significativi in tutto il mondo, vincendo la medaglia d'oro all'Esposizione universale di St. Louis nel 1904 con il suo "Ritratto del marchese Giorgio Capranica del Grillo" (National Gallery, Londra, in prestito alla Hugh Lane Municipal Art Gallery, Dublino), mentre alla Biennale di Venezia del 1920, dove tenne una mostra personale delle sue opere, ottenne un successo senza precedenti e ogni singolo suo dipinto fu venduto. Mancini morì nella sua casa sull'Aventino a Roma nel dicembre 1930, mentre dava gli ultimi ritocchi ai suoi ultimi dipinti per l'edizione dell'anno successivo della Quadriennale di Roma.
La mezza figura di un uomo anziano con una lunga barba bianca è calibrata totalmente verso la sinistra della tela. Le pennellate libere e rapide dell'artista acquisiscono maggiore consistenza e spessore, formando veri e propri rilievi, in particolare nella parte inferiore del quadro. La superficie dipinta rivela molto chiaramente tracce della "doppia griglia", un bizzarro metodo di pittura dal vero che Mancini adottò dalla metà degli anni '80 dell'Ottocento e che consisteva nel posizionare una prima cornice reticolata davanti al modello e poi una seconda esattamente delle stesse dimensioni e con esattamente la stessa disposizione delle corde direttamente sulla tela. Ciò gli consentiva di dipingere con un lungo pennello a una certa distanza, riquadro per riquadro, come in un'opera astratta in cui l'intera composizione si riunisce solo alla fine. Le corde non erano disposte solo orizzontalmente e verticalmente; a volte potevano anche essere disposti diagonalmente in base alle aree che l'artista desiderava definire.
In questo dipinto la griglia sembra essere abbastanza regolare, un fatto che, se preso insieme allo stile del dipinto, suggerisce che può essere datato alla seconda metà degli anni '90 dell'Ottocento. Le forme quasi perfettamente quadrate sono chiaramente visibili, soprattutto nella parte inferiore della superficie dipinta, mentre possiamo percepire una serie di linee diagonali verso il lato superiore sinistro del dipinto. Il vecchio con il suo sguardo intenso che sbircia da sotto le folte sopracciglia, il suo naso appuntito e la sua lunga barba bianca sembra essere lo stesso modello dell'uomo nel Ritratto di vecchio seduto (collezione privata) che presenta anche una griglia altrettanto stretta e può essere datato anche alla fine degli anni '90 dell'Ottocento.
Mancini potrebbe aver cercato la sua ispirazione per il tema di un uomo che mostra un bicchiere in primo piano nel dipinto dal celebre quadro di Frans Hals The Merry Drinker (1628, Amsterdam, Rijksmuseum). Hals era uno dei vecchi maestri che Mancini ammirava di più e di cui studiava nei dettagli l'opera. Ed è proprio nel dettaglio del vetro che Mancini raggiunge il risultato più elevato con la sua eccezionale tecnica pittorica in questo quadro. I pochi tratti di luce con cui segna il vetro si “uniscono” incredibilmente per dare all'oggetto la sua forma circolare e tutta la sua trasparenza quando percepito da lontano.