Un dipinto di Vincenzo Camuccini, Ritratto del miniaturista August Grahl (1828 circa)
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VINCENZO CAMUCCINI ROME, 1771-1844
122 x 101 x 10 cm (con la cornice)
Provenienza
Collezione privata
Mostre
Palazzo Vecchio, Mostra del Ritratto Italiano dalla fine del secolo XVI all’anno 1861, 1911, Firenze; Palazzo delle Esposizioni, XVI Esposizione Internazionale d’Arte della città di Venezia. Mostra della pittura italiana dell’800, sale 7-14, 1928, Venezia.
Realizzato negli anni della piena maturità artistica, questo dipinto rappresenta uno degli esiti più felici della ritrattistica di Vincenzo Camuccini. Il personaggio raffigurato è il pittore prussiano August Grahl (Poppentin-Mecklemburg, 1791-Dresda, 1868), all’epoca famoso in tutta Europa per l’esecuzione di raffinati ritratti in miniatura; l’opera è stata dipinta a Roma, città nella quale Grahl risiedette tra il 1823 e il 1830.
Nato nella Prussia nord-orientale, dal gioielliere della corte prussiana, Grahl si formò all’Accademia di Berlino, dove frequentò i corsi di pittura dal 1811 al 1813, per poi abbandonare gli studi e unirsi al famoso battaglione degli ussari del generale Ludwig Adolf Wilhelm von Lützow, formato da volontari impegnati in azioni di guerriglia contro l’esercito napoleonico. Congedato col grado di ufficia- le, Grahl ricevette la commissione di dipingere il ritratto del re Federico Guglielmo III per un edificio pubblico della Prussia (opera non rintracciata). Nel 1817 intraprese un viaggio che lo portò a Milano, Firenze e Roma e consolidò la sua fama dipingendo miniature di importanti personalità del tempo, tra cui Ortensia di Beauharnais, Cristina di Spagna e altri membri di famiglie reali d’Europa. Dopo la morte precoce della prima moglie, nel 1821, intraprese nuovi viaggi che lo portarono a Vienna, Venezia, Bologna, Firenze e nel 1823 giunse a Roma, città dove rimase fino al 1830, entrando a far parte della folta colonia di artisti di tutta Europa che, nei primi decenni dell’Ottocento, scelgono di trascorrere lì un periodo della propria esistenza. La straordinaria eredità del mondo classico che caratterizza la capitale dello Stato Pontificio esercitava ancora, per buona parte del XIX secolo, una potente attrattiva su artisti e intellettuali, facendo della città eterna un luogo di grande vitalità internazionale. A Roma, Grahl alloggiò a palazzo Caffarelli sul Campidoglio, punto di aggregazione della nutrita comunità tedesca e residenza del console prussiano, il filologo Christian Karl Josias von Bunsen.
Il vivace ambiente frequentato da Grahl in quegli anni emerge bene dai molti ritratti di artisti e di altri personaggi gravitanti attorno a quel circolo realizzati dal pittore prussiano: oltre allo stesso von Bunsen, raffigurò Margherita Prunetti, moglie del pittore Franz Ludwig Catel, del cui salotto in piazza di Spagna il miniaturista era assiduo frequentatore (Roma, Pio Istituto Catel); l’architetto Karl Friedrich Schinkel, il diplomatico August Kestner, la scrittrice Caroline von Humboldt, moglie del linguista e diplomatico Wilhelm, nonché due dei soggetti prediletti dagli artisti nordici a Roma: Berthel Thorvaldsen e la celebre modella Vittoria Caldoni. A Roma, Grahl strinse amicizia con il pittore Wilhelm Hensel, che ci ha lasciato dell’artista un rapido disegno a matita, realizzato nel 1828 nel diario di Auguste Charlotte von Kielmannsegge, (Spreewald-Museum Lübbenau), altra nobildonna tedesca ritratta nello stesso anno da Grahl (olio su avorio; anch’esso allo Spreewald-Museum di Lübbenau). Attorno al 1830 si collocano anche i ritratti di Felix Mendelssohn, anch’egli in viaggio in Italia, e di sua sorella Rebecka, che potrebbero essere stati realizzati, però, dopo il ritorno di Grahl in patria.
Nel 1828 Grahl partecipò alla mostra di artisti tedeschi tenuta a Palazzo Caffarelli, dove espose due ritratti su tela e otto in miniatura (Nippold, 1868, vol. I, p. 536). La sua produzione non si limita infatti alle miniature, nelle quali il supporto prescelto è spesso l’avorio, ma include anche i dipinti su tela, il più celebre dei quali è forse il ritratto dello scrittore danese Hans Christian Andersen, dipinto nel 1846 (H. C. Andersens Museum, Odense).
Il ritratto che qui si presenta si colloca dunque al di fuori di questa cerchia di stretta ascendenza nordica nella quale Grahl sembra muoversi in maniera quasi esclusiva nel corso del suo lungo soggiorno romano e costituisce un raro indizio del legame di Vincenzo Camuccini con l’ambiente degli artisti tedeschi. Un ambiente nel quale andavano maturando tendenze puriste e fermenti romantici opposti alle correnti accademiche conservatrici, di cui il pittore romano era uno degli esponenti più illustri. Le contrastanti visioni artistiche, tuttavia, non dovevano pesare sui rapporti personali. La frequentazione tra alcuni artisti tedeschi e Camuccini è attestata, ad esempio, nel diario di Schinkel, in viaggio a Roma nel 1824. L’architetto ricorda alcune serate passate con il pittore romano, tra cui una sontuosa cena tenuta il 31 agosto di quell’anno in casa del conte Ingenheim, alla quale, insieme a Thorvaldsen, Bunsen, Hensel e Klöber, erano presenti anche Grahl e Camuccini. (Schinkel [1824] 1979, pp. 179, 226). Il ritratto fu esegui- to con ogni probabilità durante gli ultimi anni del soggiorno romano di Grahl; nell’elenco autografo delle opere eseguite da Camuccini dopo il 1824, il dipinto («ritratto di M. Gral Prussiano in mezza figura») è collocato tra la Giuditta dipinta per la cittadina lombarda di Alzano, completata nel 1828, e il Miracolo di S. Francesco di Paola, eseguito per l’omonima chiesa napoletana e compiuto nel 1830 (Vincenzo Camuccini 1978, p. 102, n. 13; Falconieri cita erroneamente “Mons. Grall”, p. 227).
Hensel Wilhelm (1794-1861), Ritrattoi di August Grahl, 1828
Disegno, Spreewald-Museum, Lübbenau
Camuccini, di vent’anni più anziano di Grahl, era negli anni ’20 all’apice della propria fama ed era una delle figure più prestigiose della scena romana delle Belle Arti, anche per via delle numerose cariche pubbliche assegnategli dall’amministrazione pontificia. Erede della grande tradizione classica e rinascimentale, egli fondava la propria arte sulla perfezione del disegno, sullo studio attento e bilanciato del comporre, sull’accurata scelta di soggetti tratti dalla storia antica, dai testi sacri e dalla mitologia classica, con esiti volutamente aulici.
È dunque probabile che la realizzazione di questo dipinto sia scaturita nell’ambito di un rapporto di amicizia e non si può escludere che vi sia stato un accordo simile a quello esistito tra Camuccini e Thorvaldsen, i quali, venti anni prima, avevano deciso di realizzare reciprocamente i propri ritratti (Canova Thorvaldsen 2020, p. 348). Il ritratto di Thorvaldsen dipinto da Camuccini attorno al 1808, è unanimemente considerato uno dei suoi dipinti migliori, per la posa disinvolta, libera dalle costrizioni di un ritratto ufficiale così come dalla presenza di segni distintivi della professione, per la resa decisa della personalitàà dell’effigiato, per la pennellata rapida e fluida, elementi che rimandano a un contesto informale e che si ritrovano identici anche nel ritratto di Grahl.
In questo dipinto, la freschezza del risultato è accentuata dal rapido susseguirsi delle pennellate sicure e sciolte con cui Camuccini definisce l’ampio mantello nero e la giacca scura di Grahl, sulla quale spiccano a contrasto il bel volto concentrato e la mano, entrambi incorniciati dal candore della camicia. L’equilibrio di questo sapiente ed elegante bilanciamento di bianchi e neri è suggellato dall’unica nota di colore posta non a caso al centro del dipinto, il cravattino distrattamente annodato. Sul colletto della camicia, è possibile scorgere le tracce del disegno preparatorio a matita.
Sono dunque proprio i caratteri di informalità e disinvoltura, tanto nella posa quanto nella fattura, a rendere così attraente questo dipinto, che si può ben accostare, nonostante i vent’anni di distanza, a quello di Thorvaldsen. Entrambi consentono di gettare uno sguardo penetrante all’interno del vivace mondo degli artisti della Roma ottocentesca, rivelando come in questo contesto non ufficiale Camuccini riuscisse a dare il meglio di sé come ritrattista.
Del dipinto, esposto alla mostra del ritratto italiano tenuta a Firenze nel 1911, esiste un disegno preparatorio a matita, lumeggiato a biacca (Verdone 2005, pp. 68-69).
Vincenzo Camuccini, Ritratto di Bertel Thorvaldsen, 1808
Olio su tela, Collezione privata, Roma
Bibliografia di riferimento:
Schinkel, Karl Friedrich Reisen nach Italien [1824] (a cura di G. Riemann), Berlin 1979.
Nippold, Friedrich Christian Carl Josias Freiherr von Bunsen. Aus seinen Briefen und nach eigener Erinnerung geschildert von seiner Witwe, Leipzig 1868-71, 3 vol.
C. Falconieri, Vita di Vincenzo Camuccini e pochi studi sulla pittura contemporanea, Roma 1875, p. 227.
Mostra del Ritratto Italiano dalla fine del secolo XVI all’anno 1861, a cura di U. Ojetti, catalogo della mostra (Firenze, Palazzo Vecchio, marzo-luglio 1911), Firenze 1911, p. 112, fig. 27.
Thieme, Ulrich–Becker, Felix Allgemeines Lexikon der Bildenden Künstler, ad vocem Grahl, August, Leipzig 1921, vol. XIV, pp. 493-94, con bibliografia precedente.
XVI Esposizione Internazionale d’Arte della città di Venezia, catalogo della esposizione, Venezia 1928, p. 34, n. 36.
U. Ojetti, La pittura italiana dell’Ottocento, Milano/Roma 1929, tav. 34.
U. Hiesinger, The Paintings of Vincenzo Camuccini, 1771-1844, in “The Art Bulletin”, 60, 1979, p. 319.
Vincenzo Camuccini (1771-1844). Bozzetti e disegni dallo studio dell’artista, catalogo della mostra (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, ottobre-dicembre 1978), a cura di Giovanna Piantoni de Angelis, Roma 1978.
S. Susinno, La pittura a Roma nella prima metà dell’Ottocento, in La pittura in Italia, Milano 1991, vol. 1, p. 417, fig. 600; 2 vol., Milano 1991, I, pp. 399-430.
Franz Ludwig Catel e i suoi amici a Roma. Un album di disegni dell’Ottocento, catalogo della mostra (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, ottobre 1996–gennaio 1997) a cura di Elena di Majo, Roma 1996.
Verdone, Luca Vincenzo Camuccini pittore neoclassico, Roma 2005.
Canova Thorvaldsen. La nascita della scultura moderna, cat. mostra (Milano, Gallerie d’Italia, ottobre 2019–marzo 2020), a cura di S. Grandesso e F. Mazzocca, Milano 2019.
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VINCENZO CAMUCCINIAppio Claudio. Bozzetto per la parte sinistra della 'Morte di Virginia', c. 1802
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VINCENZO CAMUCCINIDisegno miologico. Avambraccio e mano
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VINCENZO CAMUCCINIDisegno miologico. Zona dorsale, spalla, braccio, avambraccio e mano
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VINCENZO CAMUCCINIOrazio Coclite, 1813 - 15
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FRANÇOIS SCHOMMERRitratto del musicista Clément Broutin, 1880