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FRANCESCO PAOLO MICHETTI Tocco da Casauria, 1851-Francavilla al Mare, 1929
VENDUTO
Provenienza
Collezione Aldo e Amelia Ambron
L’Autoritratto di Francesco Paolo Michetti che qui si presenta è inedito, e proviene dalla collezione privata di Amalia e Aldo Ambron: un’opera su carta eseguita attraverso una smagliante tecnica disegnativa, dalle forme scolpite dalla luce e impreziosita da accesi, vividi contrasti cromatici. Essa si inserisce con particolari caratteristiche qualitative nella ben nota costellazione di Autoritratti realizzati dal pittore proprio intorno al 1877. Ricordiamo ad esempio la tipologia rappresentata dall’Autoritratto, pastello e tempera su carta, circa 1877, Collezione Intesa Sanpaolo[i] [ill. 1] e dall’Autoritratto giovanile a pastello su carta, circa 1877, Napoli, Museo Nazionale di San Martino[ii] [ill. 2], entrambi molto prossimi all’aspetto dell’artista restituito da un’immagine fotografica che lo ritrae insieme al mercante tedesco Reitlinger[iii] [ill. 3.]
fig. 1
fig. 2
fig. 3
Ma l’espressione del volto del pittore nel nostro Autoritratto, seria e accigliata, appare più prossima al tipo dell’Autoritratto a pastello su carta del1877, Napoli, Museo Nazionale di San Martino[i] [ill. 4], anche questo con dei fiori velocemente abbozzati accanto alla testa, in basso a sinistra; è questo infatti il tipo documentato anche dall’Autoritratto (Scherzo) pastello su carta del 1877, nelle collezioni del The J.
Paul Getty Museum, Los Angeles[ii] [ill. 5]. Ed è possibile notare una spiccata somiglianza tra le immagini di questi due ultimi Autoritratti e il foto-ritratto del pittore realizzato a Napoli dallo studio fotografico di F. Lamarra nel 1876 [iii] [ill. 6].
fig. 4
fig. 5
fig. 6
L’abitudine di studiare le forme del vero attraverso il mezzo della fotografia accompagna, come è noto, tutta l’evoluzione della creazione artistica di Michetti, con esiti di grande modernità, anticipatrice della commistione di stimoli e suggestioni nel passaggio tra realismo e simbolismo, tra Otto e Novecento[i].
La sua qualità pittorica si alimenta di un indirizzo sapiente ed eclettico, diretto all’esaltazione reciproca di luce e colore, in una nuova gradazione dei valori sul piano, che sembra contraddire le norme tradizionali di costruzione prospettica. Attratto dalle novità del naturalismo internazionale, da un impressionismo di fattura che guarda al disegno nervoso ed elegante di Fortuny, come alle suggestioni di piatta e brillante cromia delle stampe giapponesi, Michetti perfeziona la tecnica del pastello appresa da Edoardo Dalbono, in fusione con la tempera. Predilige tempera e pastelli per gli effetti di luminosità che il medium permette, attraverso una stesura nervosa e veloce fatta di striature, di tocchi e di tamponature di colore.
Per Michetti il periodo compreso tra il 1871 e il 1877 sarebbe coinciso con gli anni della sua rapida affermazione sul panorama internazionale tra Londra e Parigi, con una precoce apparizione anche sul mercato collezionistico americano. A tali risultati era poi seguito il successo anche in Italia, con alcune date che segneranno il culmine di tale fortuna: il 1877, anno della Esposizione Nazionale di Napoli, il 1880 con l’Esposizione Nazionale di Torino e infine il 1881 anno della Mostra Nazionale di Milano.
Tra le molte opere presentate a Milano vi era anche un olio dal titolo Aida, dedicato alla cantante lirica Giuseppina De Giuli-Borsi, la soprano protagonista di una acclamata esecuzione dell’opera verdiana ambientata nell’Egitto dei Faraoni, avvenuta presso il Teatro Marruccino di Chieti nell’aprile del 1877, dipinto apparso sul mercato antiquario nel 2001 (Aida, olio su tela, 48x34 cm, con dedica autografa “Alla De Giuli/ Michetti”)[ii].
L’Autoritratto qui presentato, che l’iscrizione autografa al di sopra della testa assimila alla figura di Amonasro – personaggio dell’Aida verdiana – propone dunque la figura del pittore con il capo avvolto da uno sgargiante fazzoletto ocra-arancione picchiettato di tocchi più chiari e luminosi, incorniciato da un largo collo di stoffa striata bianco-cerulea e dal profilo azzurrino, in una intenzione di travestimento non desueta per l’artista.
Il punto interrogativo che Michetti iscrive dopo il nome del personaggio di cui egli sta assumendo le sembianze, Amonasro?, ci parla della giocosità del pittore che, dopo aver raccolto i folti e ricci capelli in un lembo di stoffa dai colori accesi, si guarda con sorpresa e scopre di assomigliare ad un re esotico e antico. Il re etiope, padre di Aida, che giunge in terra d’Egitto ove la figlia è schiava, per esortarla alla vendetta; un re sotto mentite spoglie: un guerriero che ha avuto in sorte di sopravvivere alla cattura da parte dell’esercito egiziano.
Ma l’espressione intensa e fiera del personaggio collima perfettamente con la dignità regale di Amonasro, che per incitare Aida alla ribellione contro gli Egizi, forzandola a carpire informazioni sul movimento delle truppe nemiche all’amato Radamès, evocherà nel suo canto la bellezza perduta delle “foreste imbalsamate” e delle “fresche valli” dell’Etiopia, la terra natìa.
- Monica Vinardi
[i] cfr. F. Benzi, G. Berardi, T. Sacchi Lodispoto, S. Spinazzè, Francesco Paolo Michetti. Catalogo generale, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2018, n. 145, p. 164.
[ii] Ivi, n. 144, p. 164.
[iii] Ivi, ill. 2, p. 355.
[iv] Ivi, n. 143, p. 163
[v] Ivi, n. 142, p. 163.
[vi] Ivi, ill. 6, p. 356.
[vii] cfr. M. Miraglia, Francesco Paolo Michetti fotografo, Torino 1975.
[viii] Arte moderna e Contemporanea, Finarte – Semenzato Case d’Aste, catalogo vendita 16/12/2001, lotto n. 105, p. 105.
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