
ROMANO DAZZI ROME 1905 -FLORENCE 1976
Romano Dazzi, figlio del noto scultore Arturo, nasce a Roma nel 1905. Fin da bambino mostra di possedere spiccate doti artistiche, tant'è che nel 1919, appena quattordicenne, la Galleria d’Arte Bragaglia allestisce una sua personale presentando al pubblico centoquaranta disegni, l'introduzione al catalogo è redatta da Ugo Ojetti, uno dei tanti illustri amici di famiglia. La mostra riscuote un sorprendente successo di pubblico e critica, molti nomi autorevoli del panorama artistico dell'epoca ritrovano nel giovane Dazzi l’emblema di quella nuova generazione maturata in seguito alla Grande Guerra. Tra i soggetti favoriti dall'artista vi erano soprattutto scene di combattimento, oltre a straordinari ritratti di animali selvaggi visti, in realtà, al giardino zoologico della sua città, dove il ragazzo era solito passare intere giornate disegnando. Ojetti nota immediatamente il prodigioso talento del ragazzo e decide di seguire da vicino il suo percorso artistico. In questi anni i disegni di Dazzi erano ancora contrassegnati da uno stile acerbo caratterizzato da un segno rapido ed "espressionista", non in linea con il gusto più pacato e meditato di Ojetti. Il critico tenta di educare il ragazzo verso una nuova espressione insegnandogli a governare l’esuberanza della propria creatività con la forza ordinatrice dello stile. Il quotidiano controllo esercitato da Ojetti sul giovane sembra dare subito buoni frutti, tuttavia Dazzi si sentiva lontano da questa pacatezza stilistica. Il pretesto per sganciarsi da questa pesante tutela gli viene offerto, nel 1923, con l’invito da parte del governo italiano, di documentare con una campagna di disegni, la spedizione militare in Libia al seguito del maresciallo Graziani. I mesi trascorsi nel deserto lasciano in Dazzi un segno indelebile. La qualità del lavoro scaturito da quest’esperienza è straordinaria, ma non sempre in linea con le indicazioni di Ojetti, così il rapporto tra i due volge all’epilogo. Fu una rottura amara, vissuta dal critico con risentimento.
Negli anni successivi Dazzi si concentra su quelli che saranno i motivi peculiari della sua ricerca: la resa del movimento, il non finito e l’idealizzazione delle forme. In Italia però questa linea artistica è destinata alla sconfitta, sarà invece l’indirizzo teorizzato da Ojetti che rimarrà il punto di riferimento del gusto estetico per molte decadi.
Il disegno da noi presentato è parte del corpus di fogli libici eseguiti in occasione della campagna di documentazione della spedizione militare italiana in Libia, lavoro che attesta le straordinarie capacità illustrative e descrittive dell'artista. In questi disegni aveva ritratto principalmente ascari, soldati, ritratti di libici, figure femminili e figure nel deserto. I bivacchi e le lunghe marce notturne avevano molto affascinato Dazzi, il quale era rimasto incantato soprattutto dalle immense notti stellate del deserto. L'importanza dei disegni nati durante il soggiorno libico è testimoniato non solo la grande capacità artistica di Dazzi ma anche dal profondo impatto che questa esperienza aveva lasciato nella vita artistica e personale del giovane.