
KARL WILLHELM DIEFENBACH 1851, Hadamar-1913, Isola di Capri
Nato nel 1851 a Hadamar, nel Granducato Assia, Diefenbach nel 1872 si trasferisce a Monaco di Baviera dove entra all’Accademia d’Arte. L’artista conduce una vita in continua lotta con i vincoli e le contraddizioni della società borghese del suo Paese natale, diventando uno dei principali rappresentanti del nudismo, del vegetarianismo e del naturismo in un’incessante ricerca di una religiosità primitiva e primigenia, volta a riscoprire l’arcaico rapporto tra uomo e Natura. La sua filosofia di vita anticonvenzionale sarà modello per la costituzione nei primi anni del Novecento della comunità di Monte Verità ad Ascona, nel Canton Ticino (Svizzera), dove intellettuali e artisti di tutta Europa condividevano uno stile di vita lontano dal contesto politico e sociale del tempo, che permetteva di vivere una libertà spirituale e intellettuale in perfetta armonia con la natura. Nei primi anni del Novecento per sfuggire agli attacchi della stampa e al bigottismo borghese dell'epoca Diefenbach lascia la Germania. Soggiorna per brevi periodi intorno al Lago di Garda, poi a El Cairo e a Trieste. Nel 1900 l’artista si stabilisce a Capri. Sull’isola egli aveva trovato la sua dimensione ideale, conducendo una vita da indigeno, primitiva.
Nel 1975 gli viene dedicato un Museo all'interno della Certosa di San Giacomo, sempre nell’isola campana. Le 31 opere oggi conservate al Museo permettono di ricostruire il percorso figurativo dell’ultima produzione dell’artista – “un visionario simbolista legato al sentimento romantico della natura e intriso di contenuti teosofici” [1] - e nello stesso tempo rappresentano, con la loro visione mistica e onirica di Capri, una testimonianza dell’esperienza esistenziale dell’artista (teosofia, vegetarianismo, nudismo), che lo rese una vera e propria leggenda. Capri, lussureggiante e ospitale, misteriosa e inquietante, evocava quel sentimento del sublime che egli ricercava e ricreava nelle sue opere.
Sono grandi tele dipinte con colori talvolta brillanti, altre volte cupi, che rappresentano in modo irreale luoghi mitici dell’isola, paesaggi resi arcani da solitudine, scene mistiche o simboliche.
Nel dipinto qui presentato, l’artista raffigura la villa di Tiberio a Capri, conosciuta come “Villa Jovis”, costruita nel I sec. d.C. dall'Imperatore Tiberio sull'estremo promontorio est dell'Isola, Monte Tiberio, a 334 metri sul livello del mare. Dalla sua posizione sublime si possono osservare l'isola d'Ischia, Procida, il golfo di Napoli, la penisola sorrentina quindi il golfo di Salerno fino alle terre del Cilento.
Da questa e dalle sue altre ville sull'isola di Capri, Tiberio Giulio Cesare Augusto governò l'Impero per oltre undici anni.
Il dipinto cattura l'immaginazione con la sua atmosfera onirica e i toni cupi. Diefenbach, noto per il suo stile simbolista e la sua capacità di infondere una sensazione di mistero nelle sue opere, utilizza forti contrasti di luce per creare una scena suggestiva e quasi eterea. Il gabbiano, che sorvola silenziosamente le rovine, è illuminato dalla pallida luce lunare, creando un'immagine di solitudine e riflessione.