![GIULIO ARISTIDE SARTORIO, A morning at the seaside, 1927](https://artlogic-res.cloudinary.com/w_1600,h_1600,c_limit,f_auto,fl_lossy,q_auto/ws-artlogicwebsite0395/usr/images/artworks/main_image/items/1d/1d5a5a81654d4e7d92a92e6c52732eaf/sartorio-mail.jpg)
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GIULIO ARISTIDE SARTORIO ROME, 1860 -1932
VENDUTO
Altre immagini
Provenienza
Collezione Marga Sevilla Sartorio, Roma; Collezione privata, New York
Mostre
Milano, Galleria Pesaro gennaio 1929;
Roma, Palazzo delle esposizioni, I Quadriennale d’Arte Nazionale, 1931
Milano, Finarte casa d’aste 15 febbraio-3 marzo 1969
Roma, Galleria dell'Emporio Floreale, novembre 1973
Carrara, Palazzo Cucchiari, Luglio-Ottobre 2022
Bibliografia
Mostra personale del pittore Giulio Aristide Sartorio, Milano, Galleria Pesaro, gennaio 1929, Bestetti e Tumminelli editore, Milano-Roma 1929, n. 60;
G. A. Sartorio: mostra di cento dipinti, acquarelli, pastelli, disegni, catalogo della mostra, Finarte casa d'aste, Milano 15 febbraio-3 marzo 1969, Milano, 1969, n. 5, tav.1;
Giulio Aristide Sartorio, catalogo della mostra, Galleria dell'Emporio Floreale, Roma 1973, s.p.
La bellissima e luminosa tela in oggetto ritrae l’attrice spagnola Marga Sevilla, sposata da Sartorio in seconde nozze nel 1919, insieme ai loro due giovanissimi figli, Lidia, nata nel settembre dello stesso anno, e Lucio nel 1923.
La tranquilla scena familiare si svolge a Fregene, luogo verso cui la famiglia si recava la mattina presto nei mesi estivi, muovendosi da “Horti Galatae”, la Villa che il pittore aveva fatto costruire nei pressi di porta Latina, e aveva così denominata in omaggio al film Il Mistero di Galatea, interpretato da Marga e da lui scritto e diretto nel 1918, promotore del loro primo incontro.
La donna è mollemente adagiata sul bagnasciuga della spiaggia ed offre all’artista il pretesto di indugiare sul formarsi del riflesso del suo corpo sull’acqua. L’unione complice della madre con i bambini forma quasi un triangolo chiuso, a monte del quale si trova l’artista, osservatore attento e affettuoso.
Dopo il suo matrimonio con Marga, la famigliola diventa il pretesto per dare vita ad una serie di luminose rappresentazioni di donne con bambini, una serie di tele note come il Ciclo di Fregene, che sembrano testimoniare il raggiungimento di una sua tardiva serenità familiare, il cui tratto distintivo è l’uso di una tavolozza chiara e luminosa, che segna una svolta decisiva rispetto alla serie dei cupi disegni di guerra.
Nell’Album di famiglia, conservato nell’Archivio Sartorio sono state rinvenute numerose fotografie scattate dall’artista sulla spiaggia alcune delle quali appartengono allo stesso ciclo del nostro dipinto.
Come le fotografie anche le tele hanno tutte lo stesso soggetto (alcune delle quali, come la presente, verranno esposte alla galleria Pesaro nel 1929); sono opere nelle quali è ormai molto lontano il ricordo delle figure umane quasi monocrome e a tratti magniloquenti, dipinte come statue nei fregi decorativi: quello della sala del Lazio dell'Esposizione Internazionale del Sempione nel 1906 e quello del Fregio del Parlamento (1908-1912). Giovani bagnanti e luminose marine dal taglio quasi fotografico; in questi quadri sembra piuttosto trovarsi la sintesi tra quel Sartorio e quello dei dipinti sulla campagna romana, condotti all’insegna della ricerca di una verità profonda e poetica del paesaggio.
Nelle opere di Fregene la luce irrompe nel quadro in modo diverso, con prepotenza, e invita l’artista a giocare con le molteplici trasparenze dell’aria, con le infinite tonalità di azzurro del mare, con la sfida dei riflessi dei corpi sull’acqua.
Sartorio declina i quadri di questo ciclo felice in modo quasi musicale, tanto che Bianca Flury Nencini, nella presentazione della sua mostra personale a Livorno nel 1931, vorrà definire quei soggetti “corpi vivi in sinfonie decorative destinate a vincere vicende di tempi e di tendenze”1.
In particolare Mattinata sul mare è da mettere in relazione con altri ampi dipinti di taglio verticale, quali Donna con bambino (anche nota con il titolo Maternità e infanzia, 1927, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna), con Stella Maris o Mattina a Fregene ma, soprattutto, con Gioia di vivere, nella quale nel pannello centrale la figura femminile reca un simile ombrellino di stile giapponese e, in quello di destra, la bambina viene ritratta con poche varianti della posizione.
Una relazione talmente stretta da far si che, ad esempio, nel catalogo dell'esposizione Finarte, nel 1969 a Milano, il quadro veniva riprodotto con il titolo di Ombrellino giallo, datato correttamente al 1927 nella breve scheda, ed invece erroneamente descritto quale pannello centrale del trittico La Gioia di Vivere2; infatti i due dipinti presentano precise affinità oltre che nella tematica trattata anche nelle misure della tela, che sono quasi le stesse dei due pannelli laterali, per quanto il presente sia di taglio orizzontale anziché verticale.
Qualche tempo dopo il quadro viene esposto nella mostra alla Galleria Emporio Floreale di Roma, nel cui catalogo è di nuovo riprodotto con il titolo corretto di Mattinata sul mare ma datata al 1929, come già si trova nel catalogo della mostra alla Galleria Pesaro. Tale iniziale discordanza nella datazione dell'opera sembrerebbe dovuta ad un semplice errore di stampa, tanto più che la data si trova vergata in basso a sinistra e l'inaugurazione della mostra era avvenuta nel gennaio dello stesso anno, un tempo decisamente troppo breve per la produzione di un'opera di questa importanza e del catalogo della mostra.
I quadri del Ciclo di Fregene raccontano di un clima felice, rievocato all’indomani della scomparsa dell’artista dalla stessa Marga tra le pagine di “Capitolium”, quando ricorda: “…Rifiorì con lo sbocciare alla vita delle sue due creature, nella famiglia che Iddio gli aveva finalmente concessa, sentì che l’orizzonte si apriva in luci nuove e l’arcobaleno della pace mondiale lo trovò nuovamente con le sue forze intatte di creatore. “La mia tavolozza mi si è schiarita tra le mani” sorrideva. Ecco i cieli e il mare di Fregene dove indisturbato, in una solitudine che pare risalga alle origini stesse della vita, il pittore e i piccoli modelli, da lui stesso creati per sé, cantano l’inno giocondo tra i due perlacei cieli. Mare e cielo di Fregene, alle sette del mattino, in estate, due perle che erano tutte e solamente per lui. Questa fu la gioia piena della sua arte, questa luminosità spoglia e ridente…”3.
Nel catalogo della mostra del 1980 tenuta a Roma, Maurizio Fagiolo con eloquio immaginifico definisce La mattinata a Fregene, il quadro appartenente alla stessa serie del nostro: “un frusciare di ammantate beltà”, dove “i temi legati alla “gioia di vivere” assortiscono scialli trasparenti a onde fievoli”4.
Il Sartorio di questo periodo condivide la luminosità della tavolozza con le coeve prove di Ettore Tito, per rimanere in ambito italiano ma, soprattutto, il gioco di luci mediterranee, le atmosfere leggere e il taglio fotografico richiamano alla mente certe tele di Joaquin Sorolla y Bastida, l'artista che Sartorio aveva sicuramente incontrato negli anni precedenti, in più di una edizione della Biennale di Venezia. Le sue limpide vedute di soggetto marino avevano suscitato ampi consensi alle Biennali veneziane dell’epoca.
Sia per la tematica che per il soggetto trattato sembra concreta l’ipotesi di una loro tangenza.
Tele come Il piede ferito di Joaquín Sorolla e Gambina Ferita di Sartorio o, ancora meglio Appena uscito dal mare (Madrid, Museo Sorolla) e Maternità e Infanzia, sembrano ispirate da una medesima affettuosa attenzione al dato reale, che guarda proprio alla cerchia familiare, corroborata anche dalla passione per il mare o, meglio, dalla rivelazione della sua luce, che in Sartorio sembra corrispondere anche alla propria raggiunta serenità interiore.
Sicuramente Sartorio aveva avuto occasione di incontrare la pittura di Sorolla in diverse occasioni, già nelle primissime edizioni della Biennale di Venezia, prima nel 1897 e poi ancora due anni dopo, quando lo spagnolo è uno dei membri del Comitato di patrocinio per la sua nazione, insieme a José Benlliure, José Jimenez Aranda, Francisco Pradilla e José Villegas, mentre Sartorio vi espone più di cinquanta opere. Per non dire di quando il valenziano espone Effetto di sole sul mare e Rappezzatrici di reti5 nella Biennale del 1903, e Sartorio è sia nella Giuria di accettazione, che presente quale ideatore e decoratore della Sala del Lazio; infine, quando all’Esposizione Internazionale di belle Arti del 1911, il romano è impegnato nell’esecuzione del grande Fregio per il Parlamento italiano, il valenziano tiene la sua mostra individuale, in occasione della quale espone le sue opere più note, tra le quali Al bagno, Spiaggia di Valenzia e Raccogliendo la rete 6.
Giovanna Caterina De Feo
Note
1) Bianca Flury Nencini, Giulio Aristide Sartorio, in “Bollettino di Bottega d'Arte”, n. 4, marzo 1931, Belforte Editore, Livorno 1931, s.p
2) G. A. Sartorio: mostra di cento dipinti, acquarelli, pastelli, disegni, catalogo della mostra, Finarte casa d'aste, Milano 15 febbraio-3 marzo 1969, Milano, 1969, n. 5, tav. I
3) Marga Sartorio Sevilla, Aristide Sartorio l’uomo, in “Capitolum”, Rassegna mensile del Governatorato, a. VIII, n. 12, dicembre, edizioni Bestetti e Tumminelli Milano – Roma 1932, pp. 699 – 611, in part. p. 602 – 603
4) Maurizio Fagiolo dell'Arco, “Guida Bifronte” Giulio Aristide Sartorio tra “critici d'arte, affaristi, preraffaelliti, donne senza sesso, uomini magniloquenti”, in Giulio Aristide Sartorio (1860 – 1932), catalogo della mostra a cura di Angela Cipriani, Roma, Palazzo Carpegna 13 maggio – 20 giugno 1980, De Luca editore, Roma 1980, pp. 25 – 28, in part. p. 28
5) Quinta Esposizione Internazionale D’Arte della città di Venezia, catalogo illustrato, Venezia, Premiato Stabilimento di Carlo Ferrari 1903, p. 56
6) Esposizione Internazionale di Belle Arti, catalogo della mostra, Roma 1911, pp. 312 - 313