Helene L. Postlethwaite, Some rising Artists, in “The Magazine of Art”, vol. 17, 1894, pp. 113-118; A Russian Painter. A chat with Prince Troubetzkoy, in “The Sketch”, 18 dicembre 1895, p. 417; Julia Magruder, Prince Troubetzkoy’s portrait work, in “Metropolitan Magazine”, vol. V, n. 1-6, 1897, pp. 325-326; Charles L. Borgmeyer, Art of Prince Pierre Troubetzkoy, in “Fine Arts Journal”, vol. XXV, December 1911, n. 6 (parte I), pp. 322-335; Charles L. Borgmeyer, Art of Prince Pierre Troubetzkoy, in “Fine Arts Journal”, vol. XXVI, January 1912, n. 1 (parte II), pp. 1-21; Charles L. Borgmeyer, Art of Prince Pierre Troubetzkoy, in “Fine Arts Journal”, vol. XXVI, February 1912, n. 2 (part III), pp. 66-83; Robin Simon, The Portrait in Britain and America, Phaidon, Oxford 1987, p. 235
Prince Pierre TROUBETZKOY
(Milano 1864 - Charlottesville 1936)
In una lettera indirizzata a Lord Alfred Douglas, databile all’estate del 1893, Oscar Wilde scrive dall’Albemarle Club all’amato Bosie “My Dear Boy [...] I lunched with Prince Troubetzkoy and Mrs. Chanler this afternoon - He has done a lovely picture of her and would do a beautiful one of you. I talked to him about you. He is going down to the Batterseas to finish his portrait of Cyril but 1 will be back in the autumn. You really must be painted, and also have an ivory statue executed” .(1)
Poche righe che delineano però, assai rapidamente, la figura di Pierre Troubetzkoy, pittore ritrattista dai nobili natali. Figlio primogenito del principe russo Petr Petrovic (Pietro) Troubetzkoy e della musicista americana Ada Winans, nato a Milano e cresciuto fra il capoluogo lombardo e Villa Ada, sul Lago Maggiore, Pierre ha una formazione consona al suo rango. Conosciutisi a Firenze, il principe Piotr, appassionato di botanica – il parco e il giardino d’inverno di Villa Ada ospitavano rare e preziose specie di piante esotiche – e Ada, cantante lirica che aveva abbandonato i palcoscenici alla nascita del primo figlio, fecero ben presto della villa sul lago un vivace luogo di incontro di musicisti, letterati e artisti: alle serate animate da brillanti discussioni letterarie si alternavano concerti e i soggiorni, assai frequenti, di artisti come Tranquillo Cremona e Daniele Ranzoni. Quest’ultimo vi trascorse lunghi periodi lasciandone testimonianza in svariate opere (diverse vedute della villa e dello chalet dove, dal 1890, la famiglia si trasferì a causa di alcuni dissesti finanziari, ma anche numerosi ritratti) e fornendo i primi insegnamenti d’arte e storia ai giovani figli del principe, che ritrasse in un celebre dipinto: “il gruppo dei tre ragazzi nella serra, attorniati da ricche palme esotiche, vicino al grosso cane dal muso umido”.(2)
L’infanzia trascorsa in questo vivace ambiente favorì senza dubbio l’orientamento artistico del giovane Pierre sin dalla giovane età – “Both my parents were devoted to art, and I cannot remember a time when I did not draw. My first serious piece of work was a portarit of myself done in oil and with the aid of a looking-glass, when I was nine years old” (3) – ma, nonostante alcune fonti riportino viaggi di studio a Parigi e Monaco (4), è invece pressoché certo che la sua formazione avvenne a Milano con Ranzoni e Cremona e che l’artista si trasferì poi direttamente a Londra (5). Nonostante ciò Troubetzkoy preferirà invece ritenersi, con affettata modestia, un autodidatta: “I have not studied at all – that is, in the ordinary sense of the word. I was taught drawing from the age of nine to twelve, but I have never spent my time in a studio, or worked with any master”.
Il trasferimento in Inghilterra nel 1891 circa segna l’inizio di una brillante carriera di ritrattista, cominciata con l’esposizione di Study for a Portrait in Open Air, eseguito ancora in Italia, al New English Art Club (6) e seguita, già nell’ottobre del 1892, da una mostra alla Dodeswell’s Gallery, in New Bond Street, che ottenne un immediato successo di critica.
La scelta di trasferirsi a Londra anziché a Parigi – “[...] I believed that success, if acquired at all, would be more permanent in England than in France” – si rivelò vincente. Dal suo atelier di Kensington, utilizzato anche come spazio espositivo ed in cui ogni dettaglio d’arredamento rivelava il gusto raffinato e discreto del suo proprietario, Troubetzkoy si muove brillantemente nell’alta società londinese divenendone ben presto uno dei ritrattisti di riferimento e “[...] now I have more work than I do” , (7) come dichiara nel 1895. A questi anni risalgono, fra gli altri, i ritratti di Katherine
Cavendish (1895, Chester Town Hall), del Marchese di Dufferin, Lord Warden (1892-1895, Dover Collection), di William Ewart Gladstone (1890 circa, National Gallery of Scotalnd).
Nell’estate del 1896, con ogni probabilità per il tramite di Oscar Wilde, Troubetzkoy fa la conoscenza della brillante scrittrice americana Amélie Rives Chanler, autrice dello scandaloso romanzo The Quick or the Dead (8), all’epoca spostata con il milionario americano John Armstrong “Archie” Chanler. Il fascino del principe – le foto e le testimonianze dell’epoca rivelano un uomo alto ed aitante, di bell’aspetto, “phisically something of a giant (9)”, con una “charming personality” (10) che univa “[...] the physical appeal of the ‘savage Tartar’ with the romance of his Old World Italian accent and villa” (11) – portò nel breve volgere di poche settimane al divorzio della scrittrice da Chanler e, dopo soli quattro mesi, Pierre e Amélie si recarono negli Stati Uniti per sposarsi nella casa paterna della scrittrice, a Castle Hill (Virginia).
Il trasferimento pressoché definitivo negli Stati Uniti vede la coppia stabilirsi con successo per circa due anni a New York (anche se non è escluso che abbiano soggiornato a Londra ancora per qualche tempo) (12) , dove già nell’autunno del 1897 Troubetzkoy tenne una mostra, e quindi dal 1898 a Washington, dove il pittore ebbe uno studio presso il Corcoran building: a quest’epoca risale uno dei ritratti più noti dell’artista, l’elegante Alice Barney in whites and browns (1898, Smithsonian Art Museum).
La fama di entrambi – Amélie “[...] has been successful in her literary work as her husband in his artistic career”(13) – l’allure cosmopolita e la frequentazione dell’alta società americana incrementarono ancora di più la fama di Troubetzkoy, già preceduta dal grande successo ottenuto in Inghilterra, al quale dame, industriali, uomini politici e appartenenti alle più importanti famiglieamericane commissionarono il ritratto (14).
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Gli interessi dell’artista non si limitarono, però, alla sola pittura. Se, probabilmente suggestionato dalla moglie cui l’opera venne dedicata, Troubetzkoy nel 1908 diede alle stampe il suo primo libro The Passer-By (15), più interessante si rivela la vicinanza agli artisti gravitanti intorno alla rivista “Camera Work”, come testimonia la fotografia che il pittore scattò alla moglie Amélie, stampata in collaborazione con Alvin Langdon Coburn che entrò ben presto a far parte della collezione di Alfred Stieglitz (16).
Il ritratto dello spadaccino con la lama con l’impugnatura alla francese è con ogni probabilità ascrivibile al periodo londinese dell’artista o ai primi mesi del trasferimento negli Stati Uniti (1892- 1896 circa). La stesura rapida e la brillantezza della gamma cromatica riflettono pienamente la formazione lombarda dell’artista, abituato alla pittura en plein air e ancora lontana da quella compattezza di pennellata che Troubetzkoy raggiungerà con maggiore pienezza nel decennio successivo quando sarà decisamente influenzato dall’opera di uno dei più celebri ritrattisti dell’epoca, l’irlandese John Lavery.
La vicinanza stilistica dello spadaccino con opere come Summer Time (il ritratto di Dorothy Sylvie Burnett, eseguita nel luglio 1890) o The skater (1895), personale rielaborazione dell’analogo dipinto di De Nittis (17), rivelano le suggestioni di certa pittura italiana, oscillante fra ascendenze impressioniste e vagamente divisioniste già suggerite dalla critica: “Prince Troubetzkoy is an impressionist of an advanced and vigorous type, influenced by Claude Monet, by the italian Segantini, and others” (18).
Paolo Troubetzkoy, Ritratto di Pierre Troubetzkoy, 1911-1912
La somiglianza fisica della figura con le foto ritratto di Pierre, ma soprattutto con il ritratto che gli fece il fratello scultore Paul Troubetzkoy (19) lascia infine ragionevolmente supporre che il dipinto possa essere un autoritratto del pittore stesso. Lo confermerebbero inoltre la spontaneità della postura, decisamente lontana da quella impostazione rigorosa che caratterizza soggetti simili (20) e il taglio della composizione con la figura colta in controluce come in un momento di riposo durante l’allenamento. Peraltro è noto che Pierre fosse, fra le altre cose, un valente spadaccino come testimonierebbe una fotografia scattata da Amélie durante l’estate del 1894, dove l’artista “[...] is in fencing gear, his saber and mask in hand, looking every inch the swashbuckling star that he was”(21).
- Agnese Sferrazza
NOTE:
1 Some Letters from Oscar Wilde to Alfred Douglas 1892-1897, with illustrative Notes by Arthur C. Dennison, Jr. & Harrison Post and an Essay by A.S.W. Rosenbach, San Francisco 1924, p. xxi. Per la datazione della lettera si veda la nota a p. xxxvii.
2 Margherita Sarfatti, Daniele Ranzoni, Roma 1935-XIII, p. 132. L’opera, fra le più note del Ranzoni, venne duramente criticata dalla Sarfatti, che la tacciò di “affettazioni aristocratiche, buone per sbalordire i borghesi” tanto da riportare anche una invidiosa battuta del maestro Cremona: “”Il cane è fatto da bimbi, e i bimbi da cane “El can l’è faa da fiœu, e i fiœu da can)”.
3 L’opera è pubblicata in Borgmeyer 1911, p. 322. 4 Artists and their work, in “Munsey’s Magazine”, vol. XVI, February 1897, n. 5, p. 318.
5 Borgmeyer 1911, pp. 327-328. 6 L’opera ottenne un immediato successo di critica, come riportò la recensione sulle pagine di “The Standard” che ne sottolineò l’eleganza della figura “[...] painted with marvellous breadth and dexterity, vigorously drawn, nd with a palpable switness. The varied contoursof the gracefully posed head and neck are indicated with surprising firmness and expressive certainty of line”: cfr. Borgmeyer 1912, n. 1, p. 2. 7 Tutte le citazioni in prima persona di Troubetzkoy sono tratte dall’intervista pubblicata nel dicembre 1895 su “The Sketch”, citata in bibliografia.
8 Autrice di oltre venti opere di narrativa, di raccolte di poesie e del dramma in versi Erode e Marianne (1889), con il romanzo The Quick or the Dead pubblicato nel 1888 Amelie Rives ottenne un enorme successo di pubblico. Il romanzo, che narrava le vicende di una giovane vedova travolta dalla passione erotica per il cugino del defunto marito, venne immediatamente condannato dalla critica come "immoral", "unfined to be read" e "impure" ma la pubblicità che ne derivò portò a venderne oltre 300.000 copie decretando il successo dell’autrice.
9 Postlethwaite 1894, p. 118. 10 Borgmeyer 1911, p. 335. 11 Donna M. Lucey, Archie and Amelie: Love and Madness in the Gilded Age, New York 2006. 12 Artists and their work, cit.
13 Magruder 1897. 14 Fra i personaggi ritratti si annoverano gli Astor, i Roosvelt, i Withney. Un’ampia disanima sui ritratti americani, accompagnata da un lungo elenco dei modelli ritratti da Troubetzkoy, è in Borgmeyer 1912, n. 2, pp. 73, 75. 15 Il volume, che doveva uscire nel 1907 per l’editore Grant Richards, vide la luce l’anno seguente con Doubleday Page & Comany: cfr. “The Sketch – A Journal of Art and Actuality”, vol. LXIV, 1909. 16 Metropolitan Museum of Modern Art, New York, Alfred Stieglitz Collection.
17 De Nittis, La lezione di pattinaggio sul ghiaccio, 1875. 18 Borgmeyer 1912, n. 1, p. 14.
19 Paolo Troubetzkoy, Ritratto di Pierre Troubetzkoy, gesso, 1911-1912 (Museo del Paesaggio, Verbania). 20 Si vedano ad esempio, solo per citare due esempi celebri, il Ritratto del Barone Caccamissi come spadaccino di Antonio Mancini (1901) o The Fencing Master di Gari Melchers (1900 ca.). 21 Lucey 2006.