Christie’s Milano 26 maggio 2008, lot. 13; Roma, collezione privata.
Domenico GNOLI
(Roma 1933 – New York 1970)
Nato a Roma nel 1933 da una famiglia benestante e colta, si forma sui libri della ricca biblioteca di famiglia dove studia l’arte italiana. Il padre Umberto, sovrintendente alle Belle Arti dell'Umbria è storico dell’arte, e lo educa sin dall’infanzia allo studio dei maestri, così come il nonno omonimo Domenico, amico di Adolfo Venturi, con cui dirige la celebre rivista Archivio storico dell'arte. Importante anche l’incontro con Carlo Alberto Petrucci, incisore e direttore della Calcografia Nazionale: ben presto Domenico decide di dedicarsi completamente all’arte, seguendo i desideri paterni. Si avvicina successivamente al teatro grazie alla madre, ricoprendo i ruoli di scenografo, illustratore e costumista. La sua passione per il teatro sarà molto importante all’interno della sua produzione artistica, soprattutto nei disegni che risentono maggiormente della sua fascinazione per la scenografia.
Nel 1953 si trasferisce a Parigi dove frequenta l’ambiente della scuola di Parigi. Nel 1955 si trasferisce a New York. Si avvicina poi alla pittura metafisica subendo l'influenza di Morandi e Carrà.
A Londra nel 1957 espone 24 disegni e 17 dipinti alla Galleria Arthur Jeffress. A New York sposa la modella Luisa Gilardenghi che lo introduce alla vita mondana newyorkese: conosce Cecil Beaton e si lascia ispirare dal suo lavoro. La prima personale italiana apre nel 1958 alla Galleria l'Obelisco di Roma. Affianca alla pittura l'attività di illustratore, sua principale fonte di sostentamento fino alla metà degli anni sessanta. Esegue illustrazioni per riviste americane come Show Magazine, Fortune, Glamour, Holiday Magazine, Life, Horizon, Playboy e Sports Illustrated, per cui illustra The Gaudy Games, testo del poeta inglese Robert Graves.
Il successo raggiunto come illustratore favorisce i contatti con la Galleria Paul Bianchini di New York dove nel 1959 inaugura una personale di tele che raffigurano oggetti d'uso quotidiano (sarà ripetuta nel 1960 e nel 1962). Appartiene a questi anni l’opera qui presentata Il gatto e l’elefante. Qui Gnoli si diverte a rappresentare i due animali in una situazione improbabile: un gatto dalla schiena gobba e i peli arruffati agitato e nervoso si contrappone all’elefante che con la sua proboscide rilassata simboleggia invece armonia e pace.
Domenico Gnoli ha scritto una pagina importante della storia dell'arte italiana con i suoi dipinti tra pop, metafisica e surrealismo. Ha saputo ritagliarsi un proprio spazio nell’arte del secondo Novecento, con una pittura raffinata rivolta a restituire elementi comuni e, a volte banali, che ci circondano. Un percorso interrotto prematuramente dalla morte a New York a soli 37 anni.
La Fondazione Prada di Milano nell'ottobre 2021 gli ha dedicato una ricchissima retrospettiva.