Collezione privata, Germania; collezione privata, Stati Uniti
Quando il pittore di Basilea Johann Jakob Frey giunge a Roma nel terzo decennio del secolo XIX la Città Eterna si avvia ad abdicare al ruolo plurisecolare di Capitale delle Arti e tuttavia vive una stagione artistica intensa nella quale la diffusa comunità tedesca può vantare il magistero e l’eredità di importanti figure quali i pittori Nazareni, Joseph Anton Koch e Johann Christian Reinhart.
Il suo primo domicilio è in via di S. Isidoro (oggi via degli Artisti) dal nome del convento omonimo che aveva accolto i Nazareni, quello così limpidamente ripreso con l’esteso giardino, nel primo piano di una delle quattro grandi vedute di Roma dalla torretta di Villa Malta eseguite da Reinhart nel 1829-1835 per Ludwig I di Baviera futuro proprietario della villa medesima. Le quattro vedute sono oggi vanto della Neue Pinakothek di Monaco.
Sulle orme del breve ma proficuo alunnato a Monaco dove operavano figure quali Johann Georg von Dillis, Carl Rottmann e Johann Wilhelm Schirmer, a Roma il giovane Frey si unisce alla vita
della comunità artistica tedesca affiancandosi a quei pittori che promuovono lo studio della natura dal vivo insieme agli studi atmosferici della luce.
In questi anni Frey matura l’indirizzo basico e irrinunciabile della propria arte con al centro il fascino e la ricerca della luce di Roma, dell’Italia centro-meridionale e del Mediterraneo attraverso le variazioni atmosferiche impostate sul contesto naturale in una originale interazione luce/paesaggio/natura che si leverà presto a sigla originale ed esemplare della sua pittura.
A questi anni romani è da ricondurre il dipinto qui presentato, datato 1849: Veduta del Lago di Nemi e del Monte Circeo dal Monte Cavo.
Come viene chiaramente descritto sul retro del dipinto, per mano dello stesso artista, il dipinto ritrae una particolare veduta che dal lato Ovest del Monte Cavo si estende fino al Mar Tirreno, attraversando la zona dei laghi e delle Paludi Pontine.
“Cap. Circello | von Monte Cavo aus | Lago di Nemi”
Nel punto più soleggiato del dipinto si staglia in primo piano l’imponente albero, un pino marittimo tipico di quelle zone, che fa da quinta all’ampia veduta. Il Lago di Nemi, in ombra, immerso nella folta vegetazione del Vulcano Laziale, è reso perfettamente riconoscibile dalla rappresentazione del caratteristico centro storico con la torre di Palazzo Ruspoli, edificato nel medioevo dai Conti di Tuscolo, che sovrasta il paese di Nemi. In lontananza, sullo sfondo del quadro, si intravede il profilo del Monte Circeo. Frey rende chiara la fitta pioggia che dalla sinistra della tela sembra avanzare minacciosa verso il famoso promontorio che prende il suo nome dalla Maga Circe. Questo preciso dettaglio meteorologico che ricorda molto la sua famosa opera del 1838, la Veduta dei templi di Paestum sotto la pioggia, del Kunstmuseum di Basilea dove l’imperiosa mole degli antichi manufatti scade quasi a fievole silhouette sotto un subitaneo turbine di pioggia. (Fig. 1)
FIG. 1 - J. J. Frey
Veduta dei templi di Paestum sotto la pioggia, 1838, Kunstmuseum di Basilea