Mario Finazzi (a cura di), Piero Persicalli. Abissi e seduzioni, Roma 2022, tav XXVI, p. 155, n.56
A matita in basso a sinistra: Persicalli Piero
Al verso a matita: alto|5|a colori|
Al verso a matita inscrizione non autografa dell’artista: 5 1923 ca.
Piero Persicalli inizia gli studi all’Accademia di Monaco di Baviera nel 1909, discepolo di Habermann e Knirr. Dopo un rapido passaggio a Roma tra il 1912 e il 1913 va a Vienna dove esordisce con la sua prima personale al “Circolo degli artisti”. In questi primi anni di formazione l’artista viene sedotto dagli aspetti più visionari dell’estetica secessionista monachese e viennese[1], elemento che ritroveremo in tutta la sua arte futura.
In quegli stessi anni espone al Salone degli Indipendenti a Parigi. Dopo la prima guerra mondiale è presente alla prima Biennale di Romae alla Fiorentina Primaverile del 1922 con Cardi in riva al mare e Contadina dei dintorni di Zara. Carlo Carrà scrive che Persicalli “appartiene a quella categoria di artisti nostri che hanno maturato la loro arte all’estero”[2].
Il 1925 sembra segnare il culmine del successo di Piero Persicalli, che arriva ad essere conosciuto anche a livello nazionale. Nella prima edizione del dizionario dei pittori Comanducci (1934) viene definito “colorista vivace con tecnica liberamente divisionista”.
In effetti, questa definizione è perfettamente calzante. La linea di ricerca distintiva dell’arte di Piero Persicalli sembra scissa in due: da una parte una salda padronanza dei canoni divisionisti e tardo divisionisti, dall’altra una spiccata tendenza decorativa e sperimentale. È davvero incredibile come queste due anime non siano affatto lontane tra loro ma anzi, nelle opere di Persicalli si fondono tanto da sembrare una la prosecuzione dell’altra.
Nel 1925 Strazzacavei, noto giornalista e critico della rivista Marameo!, affermava “Il Persicalli è dalmato ma sa fare il giapponese, il divisionista, e quando gli fa comodo anche il palombaro per cogliere dal vero quei magnifici esemplari di pesci stilizzati…”. [3]
In effetti, i soggetti ittici sono decisamente molto presenti nelle opere di Persicalli a partire dal 1920, cosa che evidenzia una sua certa vicinanza all’Art Nouveau. L’artista in questi anni ha avuto a disposizione molteplici modelli a cui rifarsi, tra cui sicuramente le numerose xilografie a tema ittico di Utagawa Hiroshige e altri giapponesi le cui opere facevano parte della collezione del Museum für angewandte Kunst di Vienna. Non stupisce effettivamente che Persicalli, artista dall’indole schiettamente decorativa abbia guardato proprio all’arte giapponese. L’inserimento di fauna ittica in un contesto formale squisitamente decorativo e stilizzato, è da ricercarsi nella Ver Sacrum, raffinata rivista ufficiale della Secessione Viennese, dove spesso apparivano le delicate e innovative illustrazioni di Koloman Moser (fig. 1) o di Nora Exner (fig. 2).
Fig. 1 - Koloman Moser, Sfregamento di trote, disegno per tessitura, due toni, illustration for “Ver Sacrum”, no. 4, April 1899
Fig. 2 - Nora Exner, Fische, woodcut in two colours, “Ver Sacrum”, no. 14, 15 February 1903, p.77
[1] Hugo Von Habermann fu tra è fondatori della Secessione di Monaco. Heinrich Knirr partecipò sia alla Secessione monachese che a quella viennese.
[2] Carlo Carrà, Pietro Persicalli, in Catalogo della VIIIa Esposizione Autunnale d’arte, catalogo della mostra Istituto G. Carducci, Como, 1924, op. cit., p. 39.
[3] Strazzacavei, Un pittore – palombaro, in “Marameo”, a. XV, n.II, 13 marzo 1925.