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KARL WILLHELM DIEFENBACH 1851, Hadamar-1913, Isola di Capri
116 x 90 x 3 cm (con la cornice)
Nato nel 1851 a Hadamar, nel land tedesco di Assia, l’artista conduce una vita in continua lotta con i vincoli e le contraddizioni della società borghese del suo Paese natale, diventando uno dei principali rappresentanti del nudismo, del vegetarianismo e del naturismo in un’incessante ricerca di una religiosità primitiva e primigenia, volta a riscoprire l’arcaico rapporto tra uomo e Natura. La sua filosofia di vita anticonvenzionale sarà modello per la costituzione nei primi anni del Novecento della comunità di Monte Verità ad Ascona, nel Canton Ticino (Svizzera), dove intellettuali e artisti di tutta Europa condividevano uno stile di vita lontano dal contesto politico e sociale del tempo, che permetteva di vivere una libertà spirituale e intellettuale in perfetta armonia con la natura.
Nei primi anni del Novecento per sfuggire agli attacchi della stampa e al bigottismo borghese dell'epoca Diefenbach lascia la Germania. Soggiorna per brevi periodi intorno al Lago di Garda, poi a El Cairo e a Trieste. Nel 1900 Diefenbach si stabilisce a Capri, dove trascorre gli ultimi 13 anni della sua vita, trovando nell’isola partenopea un’inesauribile fonte d’ispirazione per quella sua inguaribile condizione di esule intellettuale. Nel 1975 gli viene dedicato un Museo all'interno della Certosa di San Giacomo.
I suoi dipinti, di forte matrice simbolista, si caricano di un intenso misticismo condizionato della vita spirituale stessa dell'artista. Diefenbach arriva a conferire all'arte una funzione al limite del magico-mistico, tant'è che in tutte le sue opere il senso cosmico della natura e di un infinito di valenza religiosa sono espressi con toni sublimi e misteriosi. Le tele sono spesso di notevoli dimensioni ed in genere realizzate con pittura ad olio a cui aggiungeva materiali diversi, come sabbia e bitume, per ottenere mescolanze materiche.
"Sul pinnacolo della montagna più alta un bambino umano nudo. Le nebbie oscure si alzano dalle profondità; ma sopra di lui, nello spazio infinito, brillano i corpi mondani, incommensurabili per numero e dimensioni (...). E lo spirito amico rivolge la sua domanda alle stelle: "Esistono esseri come me? E sono forse più vicini a "Dio" dei perduti della terra?".
Con questa descrizione nel catalogo della mostra di Trieste del 1899, Diefenbach fornisce un punto di partenza per la percezione della sua pittura, che va ben oltre la prima impressione di un nudo. Attraverso queste parole e nel dipinto qui presentato Domanda alle stelle, l’artista cerca di esprimere un messaggio: rappresentare la nudità in maniera innocente. Tuttavia, il suo tentativo di incoraggiare lo spettatore a impegnarsi intellettualmente con il contenuto del dipinto fallisce: il quadro viene percepito principalmente da un punto di vista erotico. Per questo motivo apparve in commercio e sulla stampa con il nome meno filosofico di "Bergfee" (Fata della montagna).
L’artista dipinge l’opera nel tragico e struggente momento di passaggio dai valori della società borghese del XIX secolo all’inquietante e oscuro Novecento. Rappresenta il crollo dei modelli e delle certezze della civiltà tradizionale, incalzata dall’irrompere del progresso, dei nazionalismi, dell’instabilità sociale e politica e dai venti di guerra che soffiano sempre più minacciosi. Una diafana figura femminile con lo sguardo rivolto verso un cielo notturno, rappresenta l’incessante ricerca di risposte di fronte all’inevitabile declino di un’epoca e all’irrompere di una modernità sconosciuta, in una propensione mistica verso il cosmico e l’indefinito. Una proiezione delle aspirazioni e delle paure dell’uomo, ed esprimono un senso di vertigine che si rifà ancora alla forte suggestione artistica del Romanticismo di fine Ottocento. La luce lunare, che amplifica il carattere mistico della scena, è simbolo di una rivelazione della sapienza cosmica sospesa tra sogno e incubo che letteralmente “travolge” il passato e mostra all’uomo l’orizzonte di un nuovo secolo.
Di questo stesso soggetto, molto amato dall’artista, esistono diverse versioni. Tra queste quella più conosciuta è quella datata 1901 (Fig. 1), che presenta alcune differenze rispetto al nostro del 1898: la fanciulla ha il capo cinto da una corona di fiori e un gabbiano.
Si tratta di un dipinto realizzato all’interno di un percorso di sviluppo di questo soggetto così caro all’artista tedesco.
Fig. 1 - Karl Wilhelm Diefenbach, Domanda alle stelle, 1901,
olio su tela, 99x69cm, collezione privata
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GIOVANNI BATTISTA CREMANight scene with characters, 1905
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Paul VON SPAUNCapri al Tramonto, 1911
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KARL WILLHELM DIEFENBACHLa Villa di Tiberio a Capri, 1910 c.
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Paul VON SPAUNVeduta dei Faraglioni a Capri
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Willem WELTERSI Faraglioni di Capri, 1917
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KARL WILLHELM DIEFENBACHGabbiano sorvola le rovine di Villa Jovis al chiaro di luna, 1901