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The four Seasons. Spring, 1940
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The four Seasons. Summer, 1940
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The four Seasons. Autumn, 1940
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The four Seasons. Winter, 1939
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Giacomo BALLA TURIN 1871 -ROME 1958
VENDUTO
Altre immagini
Provenienza
Casa Balla, Rome 1993; Elica Balla, Rome; Private collection, Rome.
Mostre
Roma, 1-15 febbraio 1942, Galleria San Marco, Mostra personale di Giacomo Balla, presentazione di G. Guida, sala B;
Roma, settembre-ottobre 1961, Palazzo delle Esposizioni, Rassegna di Arti Figurative di Roma e del Lazio, sala XLIX;
Roma, 22 maggio-30 luglio 1986, Galleria Due Ci, Ballrossi. Opere di Balla in rosso;
Parma, 9 maggio-30 giugno 1987, Galleria Niccoli, Balla. Il colore. 80 opere dal 1896 al 1946;
Bologna, 25 novembre 2017 – 11 marzo 2018, Giacomo Balla. Le quattro stagioni, a cura di E. Gigli, Galleria d’Arte Cinquantasei;
Roma, 21 marzo – 17 giugno 2019, Giacomo Balla. Dal Futurismo astratto al Futurismo iconico, a cura di Fabio Benzi, Roma, Palazzo Merulana - Fondazione Elena e Claudio Cerasi.
Bibliografia
1942, Gi. SI. Giacomo Balla e Renato Brozzi alla Galleria San Marco, n.19, Roma 1942 (Le quattro stagioni);
1961, C. D’Aloisio, catalogo della mostra Vasto Giacomo Balla, al Palazzo delle Esposizioni, Roma 1961, n.28 (Inverno), n. 29 (Autunno), n. 30 (Estate);
1982, G. Lista, Balla, Edizioni Fonte d’Abisso Modena, n. 961 (Autunno), n. 962 (Primavera), n. 963 (Estate), n. 964 (Inverno);
1986, M. Fagiolo Dell’Arco, catalogo della mostra Ballrossi. Opere di Balla in rosso, Roma 1986, Tav. IV (Primavera), Tav. V (Estate), Tav. VI (Autunno), Tav. VII (Inverno);
1986, E. Balla, Con Balla, Multhipla edizioni, Milano, vol. III, pagg. 141, 146;
1987, catalogo della mostra Balla. Il colore. 80 opere dal 1896 al 1946, introduzione di E. Crispolti, p. 86 (Inverno), p. 87 (Primavera), p. 88 (Estate), p. 89 (Autunno);
2017, Giacomo Balla. Designing the future, Estorick Collection of modern art, Silvana Editoriale, n. 45, pag. 31 (Autunno);
2017, F. Benzi, Balla dipinse. Paesaggi e figure 1907-1956, Officine Vereia MMXVII, fig. 8, pag. 21, (Autunno);
2018, E. Gigli, catalogo della mostra Giacomo Balla. Le quattro stagioni, Galleria d’Arte Cinquantasei, Bologna, p. 100 (Inverno), 101 (Primavera), p. 102 (Estate), p. 103 (Autunno);
2019, catalogo della mostra, Giacomo Balla. Dal Futurismo astratto al Futurismo iconico, a cura di Fabio Benzi, Roma, Palazzo Merulana - Fondazione Elena e Claudio Cerasi, fig. 68, p. 58 (Estate), fig. 69, p. 59 (Autunno), fig. 70, p. 60 (Inverno), fig. 71, p. 61 (Primavera).
Conosciute anche come Le quattro stagioni in rosso, questi quattro dipinti realizzati da Giacomo Balla tra il 1939 e il ’40, raffigurano la giovane Giuliana Canuzzi, amica di famiglia, figlia del Colonnello che abita al II piano di via Oslavia 39 B. La modella, bella e poco più che diciottenne, viene ritratta in quattro pose differenti, ogni volta accompagnata da attributi differenti volti a descrivere la stagione rappresentata: i fiori sul vestito e rami di pruni per la Primavera; quello che sembra un abbozzo di un papavero nell’angolo in basso a destra per Estate, qui la pelle liscia viene illuminata dal sole caldo; il volto pensieroso, serio e in qualche modo malinconico, un ventaglio nella mano destra descrivono l’Autunno; una pelliccia sulle spalle, una risata festosa, ombre profonde sono gli elementi che Balla utilizza per descrivere l’Inverno.
“per il quadro dell’inverno papà vuole che si fumi per rendere più azzurre le ombre; ora si appassiona per rendere lo splendore dei rossi valorizzato delle profonde e forti ombre”.
- Elica Balla, 1986[1]
L’artista mette in scena drammatici stacchi di luce che accentuano l’intensità della posa. Prendendo ispirazione dalla fotografia artistica e di moda di quegli anni, come nelle opere dell’italiano Artugo Ghergo (Fig. 1), Balla enfatizza il taglio diagonale della luce radente. Immerge la modella in un rosso caldo, energico e vitale, e la illumina di una luce trasversale proveniente dal basso, enfatizzando la modernità di questa figura femminile, diva del suo tempo.
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Fig. 1 - Arturo Ghergo, 1940
Icona futurista, Giacomo Balla si rinnova instancabile avanguardista. Allontanandosi dal Futurismo “canonico”, a partire dagli anni ’30 Balla studia un sistema del tutto nuovo di figurazione. Attingendo a piene mani dall’immaginario popolare di riviste, fumetti e tv, Balla si fà promotore di un nuovo cambiamento e sancisce il passaggio da un Futurismo di tipo astratto a quello che viene definito di tipo iconico e figurativo, giungendo in fine ad abbandonare il movimento artistico attraverso la creazione di un linguaggio originale e nuovo che non ha alcun punto di contatto con altre esperienze italiane o europee.
Nel 1933 con il dipinto Primo Carnera, ripeso dalla foto scattata al pugile da Elio Luxardo, pubblicata sulla prima pagina de La Gazzetta dello Sport (Fig. 2), Balla anticipa l’importanza dell’ondata mediatica, intuendo le potenzialità del pop (Fig. 3).
Fig. 2 _ Prima pagina de La Gazzetta dello Sport, 30 giugno 1933. Foto scattata da Elio Luxardo a Primo Carnera, campione del mondo.
Fig. 3 _
Giacomo Balla, Primo Carnera, 1933, olio su tavola e rete
Nell’opera, Balla ricorre a un espediente tecnico che rende la sua volontà di immergersi nella cultura popolare veicolata dai rotocalchi ancora più esplicita: una sorta di retinatura. Uno stile pittorico che simula gli effetti del retino tipografico, secondo un nuovo concetto d'arte di Avanguardia antesignano della Pop Art americana. È interessante constatare che con quasi 20 anni di anticipo, l’artista torinese, romano d’adozione, preannunci i pilastri fondanti della Pop Art degli anni ‘60.
Fig. 4 _ Roy Lichtenstein, in the ’60s.
Un vero pioniere la cui genialità forse non è ancora stata indagata con l’attenzione che merita in tutte le sue sfumature. Nel 1933 e poi nelle quattro opere rosse delle Quattro stagioni, Balla dipinge intenzionalmente su uno strato di tulle così da riprodurre la sgranatura delle fotografie pubblicate a tutta pagina da riviste e quotidiani. Insomma, quello che fece Lichtenstein molti anni dopo (Fig. 4) trasformando il fumetto in opera d’arte.
La scelta del colore delle Stagioni non è casuale. Come afferma Maurizio Fagiolo “È stata una delle sue fissazioni, il rosso. È il colore del ‘Pugno di Boccioni’, la scultura precorritrice. È il colore della carta da lettere futurista. È il colore, insieme al nero, di quelle illusioni umanitarie del primo decennio del secolo. Balla in rosso: simboleggiando la vitalità, l’energia, la rivoluzione addirittura.”[1]. La vitalità di cui viene inondato questo colore è rafforzata dal fatto che Balla esegue le quattro opere a seguito di un brutto incidente stradale in cui rischia la vita. Il rosso è la vita che ritorna, la luce, la sua eterna ricerca dei colori, i colori nella luce.
È il 1940 e l’Italia sta vivendo la tragedia del secondo conflitto mondiale. Nello studio di Balla “ogni singolo oggetto, ogni particolare visione diventa una fonte luminosa da tradurre coi pennelli in opera d’arte”[2].
[1] M. Fagiolo Dell’Arco, catalogo della mostra Ballrossi. Opere di Balla in rosso, Roma 1986.
[2] E. Gigli, catalogo della mostra Giacomo Balla. Le quattro stagioni, Bologna 2018.
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La parete del salotto di Casa Balla in via Oslavia con le Quattro stagioni.