P. Belli D’Elia, Molfetta 1968, p. 8 (Pozzo dei Giganti); C. Vivaldi, Roma 1968, p. 17, tav. 30; A. Parronchi, Firenze 1970, p. 27 (1937); R. De Grada, Firenze 1970, p. 12, tav. LIV; G. Uzzani, Milano 1992, tomi I, p. 422, fig. 591; Catalogo generale, Milano 1998, p. 21, 23 – 24, 89, tav. p. 132; S. De Rosa, Firenze 2000, p. 70-71
La pittura è l’unica grande passione dell’artista di origini pugliesi. Infatti, Martinelli nel 1921 abbandona gli studi di ingegneria a Roma ed entra in contatto con i pittori Felice Carena e Giovanni Colacicchi. Nel 1926 si trasferisce a Parigi dove condivide lo studio e l'appartamento con Filippo De Pisis ed entra a far parte del primo gruppo di “Peintres italiens de l’Ecole de Paris” di cui già fa parte Giorgio De Chirico. Con De Pisis, Martinelli instaura una forte amicizia ed un’importante intesa artistica. Sarà grazie a De Pisis che il suo percorso artistico, da qui in avanti, avrà una decisa accelerata conducendolo alla maturazione artistica.
Nel 1931 ritorna in Italia: è il momento di maggior vicinanza stilistica con Colacicchi e gli altri esponenti della “Scuola romana”. Qui Martinelli si concentra sul tema della composizione con figure, e nell’ambiente dei giovani pittori romani - anche detti “tonalisti” - si intrecciano le discussioni più accese e si provano le soluzioni più ardite. Appartengono a questa fase i capolavori della sua maturità artistica come Composizione di nudi (Fig. 1) e l’opera qui presentata I giganti.
Fig. 1 - Composizione di nudi, 1938-39, Olio su tela, 140x190cm, Bari, Amministrazione provinciale
Una premessa necessaria per comprendere il lavoro dell’artista è che per Martinelli, la pittura è inconcepibile senza il severo retaggio della storia dell’arte. Martinelli possiede una cultura storico-artistica davvero elevata e le sue opere sono intrise ci citazioni antiche e moderne, dosate con gusto e miscelate secondo un ordine mentale preciso. Considera l’arte come un mezzo per esprimere il proprio pensiero, una rete linguistica che contiene codici e citazioni visibili all’occhio di un esperto.
In questo senso, I giganti può essere considerato il lavoro più complesso e impegnativo di Onofrio Martinelli. L’artista realizza l’imponente tela per l’edizione del 1937 del “Concorso Gaetano Bianchi”, sul tema della Divina Commedia prendendo a modello uno dei maggiori cicli di illustrazioni della Divina Commedia: le celebri incisioni di Sandro Botticelli. (Fig. 2). All’impostazione quattrocentesca fatta di linee e segno, Martinelli aggiunge una forte drammaticità ed impatto emotivo attraverso una tavolozza di colori intensi e contrastati, all’imponenza statuaria delle figure e all’intensa narrazione.
I Giganti simboleggia infatti, nella trasfigurazione del mito, tutta la complessa personalità dell’autore. Per il senso d’inquietudine che trasmette, l’opera è stata interpretata come metaforico presagio dell’imminente conflitto mondiale. L’opera ottiene le attenzioni e l’apprezzamento della critica ma per la selezione del concorso viene considerata “fuori tema”.
Fig. 2 - Sandro Botticelli, Illustrazione de La Divina Commedia, Inferno, Canto XXXI. Berlino, Kupferstichkabinett – Musei Statali