
LIBERO ANDREOTTI ROME, 1875-1933
Provenienza
collezione Ugo Ojetti, Firenze; collezione privata, Firenze.
Mostre
Galleria Pesaro, Milano 1921; Mostra individuale retrospettiva di Libero Andreotti, Sala XXXIV, XIX Esposizione Biennale internazionale d’arte, Venezia 1934; Firenze 1940; Pescia 1976; San Miniato 1992, Firenze 1994.
Bibliografia
U. Ojetti, Lo scultore Libero Andreotti, in “Dedalo”, a. I, vol. 2, Milano - Roma 1920, pp 395 - 417 (con il titolo di “Vela”); U. Ojetti, Mostra individuale di Libero Andreotti, Galleria Pesaro, Milano 1921, p. 6; C.B., Libero Andreotti, in “Emporium”, A. XXVII, vol. LIII, n. 313, Bergamo Gennaio 1921, pp. 52-56; U. Ojetti, Mostra individuale retrospettiva, in catalogo della XIX Esposizione Biennale internazionale d’Arte, Venezia 1934, pp. 165, n.16; U. Ojetti, Andreotti e il ritratto, in “Pan” rassegna di lettere arte e musica diretta da Ugo Ojetti, A. II, vol. 2, n. 6, 1 giugno Rizzoli e C. Milano, Firenze, Roma 1934, pp. 191 - 202; R. Monti, La misura di Libero Andreotti, catalogo della mostra a cura di R. Monti, Villa Sismondi, Pescia 1976, n. 47 (con il titolo “Modella che fugge”); R. Monti, Libero Andreotti, Roma Editalia 1977; C. Marsan, Libero Andreotti, scheda in catalogo della mostra Il Novecento italiano, a cura di R. Bossaglia ed altri, Milano Palazzo della Permanente 12 gennaio - 27 marzo 1983, pp. 241 - 244, in part. p. 242; Gipsoteca Libero Andreotti, a cura di O. Casazza, grafiche il fiorino, Pescia 1992, pp. 48,114 e 115; M. Fagioli, Come un paese nella pupilla. Paesaggio e figura nell’arte a Firenze tra le due guerre, catalogo della mostra, Conservatorio di Santa Chiara San Miniato, 1992; S. Lucchesi, Caro Andreotti... in Libero Andreotti. Sculture e disegni, Galleria Damiano Lapiccirella, Firenze 1994, p. 34; C. Pizzorusso, Sigilli di bronzo, in C. Pizzorusso e S. Lucchesi, Libero Andreotti trent’anni di vita artistica. Lettere allo scultore, L. S. Olschki editore, Verona 1997, p. 76; R. Monti, Prologo: fonti e consonanze, in La cultura europea di Libero Andreotti, mostra a cura di S. Lucchesi e C. Pizzorusso, Firenze, Museo Marino Marini, 12 ottobre 2000 - 13 gennaio 2001, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 2000, p. 24.
Conosciuta anche come La Vela e pubblicata in catalogo della mostra tenuta a Pescia nel 1976 con il titolo Modella che fugge, lo stesso adottato nell’articolo del 1921 nella rivista “Emporium”. Questa scultura è elencata nel 1936 in una lettera di Fernanda Ojetti a Margherita Carpi, moglie di Andreotti, tra le ventitre opere dello scultore facenti parte della collezione Ojetti al Salviatino1; se ne conoscono altre due fusioni (collezione Rizzarda a Milano e collezione Stavropulos a Trieste) e il gesso, conservato nella gipsoteca Andreotti di Pescia (inv. n. AFCP 46 g15). Tornato a Firenze allo scoppio del primo conflitto mondiale, Andreotti, memore delle buone critiche avute con la Donna Vittoria nel 1908 all’Esposizione Romagnola d’Arte, si avvicinava a Ojetti. Il ritorno nella terra natia, offriva allo scultore l’opportunità di coniugare il patrimonio figurativo acquisito negli anni parigini con le suggestioni di opere conosciute fin dalla giovinezza: Donatello, Jacopo della Quercia e i rilievi quattrocenteschi della cattedrale di Lucca. Per tale attenzione, veniva collocato da Ojetti tra quanti avrebbero rinnovato la scultura italiana rivolgendosi alla grande tradizione rinascimentale.
In Italia lo scultore dava vita a figure di ragazzi e ragazze occupate in mansioni semplici: venditori di pesci, poponi e frutta; giovani donne che raccolgono ciliegie, mele o limoni, che si siedono, si muovono, o.... fuggono.
Una scultura quasi privata “racchiusa in una dimensione specifica....tale da non sovrastare mai lo spettatore in un rapporto inglobante” 2. Vela è una delle opere in cui è più che mai evidente il processo di semplificazione e di sottrazione della forma che porteranno Andreotti al risultato estremo di Affrico e Mensola (1933), uno dei più felici della sua produzione, bellissimo esempio della sua nuova ispirazione, che si rivolgeva a piccole storie domestiche e quotidiane “svolte con brevità entro forme serratissime”3, a cui faceva da contrappunto la scultura monumentale in cui il nostro precocemente si cimenterà per compiacere Ojetti. Nel volto della figura si riconoscono tratti somatici asiatici mentre la posa denota l’interesse per la danza orientale e per il movimento, indagato a Parigi sulle movenze del famoso ballerino russo Vlasow Nijinski in Shéhérazade o, più da presso, quando aveva osservato danzare nel suo studio la ballerina ripresa nella Danzatrice con i cembali (1911), ne La danzatrice con i grappoli d’uva (1912), e ne La Danzatrice con la maschera di Medusa (1912).
Nell’articolo dedicato ad Andreotti nel 1920, nel secondo numero di “Dedalo”, Ojetti rilevava il “sentimento nuovo” della sua plastica, notando nelle opere realizzate dopo il ritorno in Italia “Una secchezza tutta toscana” dove “i piani si succedono e si rispondono netti e decisi come parole ben scelte e ben pronunciate”, piuttosto della “gonfiezza” e “grassezza” da lui riscontrata nelle sculture dell’ultimo periodo parigino. In quell’articolo veniva anche nominata Vela (Donna che fugge) quale unica figura in movimento, mentre le altre “... stanno salde sulle gambe ritte o ben sedute o accovacciate sicure sempre del loro equilibrio così che il gesto delle braccia o delle mani o l’espressione del volto è quasi un ramo o un fiore in cima allo splendido tronco o un fregio in cima a una riposata architettura. Quasi tutte donne e le pieghe abbondanti delle loro gonne distribuite per gravi masse con buon giudizio, così da sorreggere e quasi commentare lo spostamento del volto, delle braccia, del torso....”. La scultura è elencata tra quelle esposte nel 1921 alla prima mostra personale di Andreotti in Italia, nella Galleria di Lino Pesaro a Milano. Inoltre è tra le opere esposte nella Mostra individuale retrospettiva di Libero Andreotti, all’interno della Sala XXXIV della XIX Esposizione Biennale internazionale d’arte di Venezia del 1934.
- Giovanna Caterina De Feo
NOTE
1 Silvia Lucchesi fornisce l’elenco delle opere di Andreotti al Salviatino: La Ciliegiara, Venditrice di frutta, Venere moderna, Il Perdono (bronzo), Il Perdono (terracotta dorata), Donna che si fa la treccia, Donna che fugge, Danzatrice con i cembali, Danzatrice, La limonara, La mosca, Giovane madre, Ragazzo con melone, Ritratto di Paola Ojetti (1916), Ritratto di Paola Ojetti (1932), Il Pesciaiolo, La nascita di Venere, Venditrice di mele, La mona- china, Donna sul sacco, e le medaglie: Ritratto di Paola Ojetti, Il Salviatino, e il Ritratto di Giovan Battista Ray. (C. Pizzorusso e S. Lucchesi, Libero Andreotti trent’anni di vita artistica. Lettere allo scultore, L. S. Olschki editore, Verona 1997, p. 173n.)
2 R. Monti, La misura di Libero Andreotti, catalogo della mostra a cura di R. Monti, Villa Sismondi, Pescia 1976, s.p
3 C. Pizzorusso e S. Lucchesi, Libero... (1997), op. cit., p. 75