

IPPOLITO CAFFI BELLUNO 1809-LISSA 1866
VENDUTO
Ippolito Caffi, di origini venete, può essere considerato uno dei più importanti vedutisti dell’Ottocento dal sapore contemporaneo.
Definito per la sua abilità prospettica “l’ultimo erede di Canaletto”, Caffi supera in realtà ed elude la tradizione canalettiana, arricchendola con un’accentuata comprensione del dato atmosferico e un ricercato studio sugli effetti di luce, fino a traghettare il genere del vedutismo verso la contemporaneità. Annalisa Scarpa la definisce una “luce emotiva” quella che Caffi traduce in pittura e che rende i suoi quadri tanto poetici, affascinanti e amati.
Ha trattato spesso soggetti insoliti e l’opera qui presentata ne è un esempio. Il volo con il pallone aerostatico fu una delle esperienze più esaltanti che Caffi visse, un'esperienza che lo catapultò a contatto con il cielo e con la sua iperbolica immensità, un'emozione che si tradurrà in pittura. La tavolozza abitualmente ricca di definizioni, si tramuta in un delicato sfumare continuo di rosa e di arancione dove il tramonto si confonde e si perde nella dolcezza dell'orizzonte nel quale lo sguardo si perde.
Questo poetico dipinto su cartoncino, inedito, si aggiunge alle tre versioni già note del volo in mongolfiera al quale Caffi partecipò il 5 aprile 1847 conservati, uno nelle collezioni della Galleria Comunale d’Arte Moderna dei Musei Civici di Treviso[1] (dello stesso soggetto, con vista nei pressi del lago di Albano), uno alla Galleria Internazionale d'arte Moderna di Cà Pesaro a Venezia[2] e il terzo in collezione privata raffigurante la veduta dell'Ascensione del pallone da Piazza di Siena.
È noto che l'aeronauta francese François Arban che pilotava la mongolfiera, abbia desiderato in cambio del giro panoramico un quadretto dall’artista.
“Del volo sappiamo che partì in ritardo, intorno alle sei di pomeriggio, che durò un’ora e mezza, che vennero raggiunti i tremila metri di altezza e che il termometro arrivò a segnare cinque gradi sotto lo zero”[3].
L’artista entusiasta, pur di salire sul mezzo che gli avrebbe permesso di guardare dall’alto le più belle vedute di Roma, si mise a discutere con un altro aspirante passeggero. Caffi racconta dell’eccitante avventura in una lunga lettera per un suo amico, che “Il Vaglio” ( l’antologia della letteratura periodica di Venezia) pubblica per intero il 12 giugno di quell’anno. “L’ardente disco solare ci appariva ancora all’orizzonte e produceva uno spettacolo di straordinaria bellezza con la sua faccia rovente, mentre sotto i nostri occhi la terra non pareva più che una macchia oscuramente opaca e direi quasi insensibilmente chiazzata a più tinte e specialmente nella violacea”. Le parole dell’artista descrivono perfettamente questa emozione quasi infantile che ha saputo tradurre in pittura con delicata poesia.
[1] Caffi. Luci del Mediterraneo, a cura di Annalisa Scarpa, Belluno, Palazzo Crepadona, 1 ottobre 2005 – 22 gennaio 2006; Roma, Museo di Roma – Palazzo Braschi, 15 febbraio – 2 maggio 2006,cat. n. 89, pagg. 184, 283
[2] Ippolito Caffi. Tra Venezia e l’Oriente 1809-1866, a cura di Annalisa Scarpa, Venezia, Museo Correr, 28 maggio - 20 novembre 2016, n 41, pagg. 108, 109
[3] Annalisa Scarpa, in Caffi. Luci del Mediterraneo, p. 284