
LUIGI VALADIER e FRANCESCO RIGHETTI
Bibliografia
Elisa Debenedetti, “Otto nuovi disegni tra Pio VI e Pio VII” in Bollettino D’Arte, Luglio - Settembre 2004, p- 98
Questo nitido acquerello rialzato a inchiostro raffigurante un progetto di dessert arricchito di figure femminili, con al centro una colonna rostrata con aquile alla base e al sommo una “Musa” in equilibrio sul globo rappresentante l’Armonia Mundi, è da ricondurre all’ideazione di Luigi Valadier, anche se il disegno è probabilmente da ascrivere all’allievo Francesco Righetti.
Il disegno si connota per la pianta di rigoroso geometrismo e raffigura maschere tragiche, cigni, leoni e soprattutto grifoni che impreziosiscono i cippi alle estremità e compaiono anche al centro del dessert e dei due elementi speculari, mostrando la mirabile continuità delle forme artistiche promosse dal Piranesi e spesso utilizzate nei candelieri e nei dessert. Alcuni elementi si possono rintracciare: a Capodimonte i due cippi laterali, mentre le Muse – come “Polimnia”, tutta raccolta nel manto e cinta di rose, “Melpomene”, che tiene nella mano una maschera, “Euterpe” con flauto e cetra -, sono state realizzate in biscuit da Filippo Tagliolini, allora direttore della Real Fabbrica Ferdinandea. Intrigante è lo sfondo teatrale dell’insieme, confermato da “Calliope” sedente, contrassegnata dal libro, che scrive sui papiri, “Clio”, raccolta e pensierosa, coronata d’alloro, “Tersicore” col plettro, “Urania”, che impersona l’astronomia, “Talia”, la commedia, ed “Erato”, la poesia erotica: sono donne pensose e intente, sedute o in piedi, definite con grande abilità scultorea. E’ possible che il dessert sia stato realizzato per festeggiare una pittrice-letterata, amante della poesia e legata a illustri personaggi in auge a quel tempo, come Angelica Kauffmann, i cui rapporti di amicizia con Maria Carolina d’Asburgo sono accertati; tanto più che l’artista svizzera trascorse l’estate del 1782 a Napoli, ospitata a Palazzo Francavilla, eseguendo studi per i membri della famiglia reale, della quale eseguì il “Ritratto”, che rivela molti agganci con il pressoché contemporaneo gruppo in biscuit del Tagliolini.
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