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VINCENZO GEMITO NAPLES, 1852-1929
Provenienza
Roma, collezione privata
Bibliografia
Salvatore Di Giacomo, Vincenzo Gemito. La vita e l’opera, Minozzi, Napoli 1905.
Marina Miraglia, Giorgio Sommer. Un tedesco in Italia in Un viaggio fra Mito e Realtà. Giorgio Sommer fotografo in Italia 1857-1891, catalogo della mostra a cura di M. Miraglia, U. Pohlman, Roma, Palazzo Braschi 5 dicembre 1992-10 gennaio 1993, Edizioni Carte Segrete 1992, pp. 28-29.
Gianna Piantoni, scheda de l’Acquaiolo di Vincenzo Gemito, in Italie 1880-1910. Arte alla prova della modernità, catalogo della mostra a cura di G. Piantoni, A. Pingeot, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, 22 dicembre 2000-11 marzo 2001; Parigi, Musée d’Orsay, 9 aprile 2001-15 luglio 2001; Umberto Allemandi & C., Torino 2000, pp. 103-104.
Maria Antonietta De Marinis, Gemito. Una rivoluzione in scultura, in Da De Nittis a Gemito. I napoletani a Parigi negli anni dell’Impressionismo, catalogo della mostra a cura di L. Martorelli, F. Mazzocca, Napoli, Gallerie d’Italia, Palazzo Zevallos Stigliano, 6 dicembre 2017-8 aprile 2018, Sagep, Genova 2017, pp. 168-169.
La testa di Satiro qui presentata, e che è caratterizzata dalla firma dell’autore in basso a sinistra, è una libera reinvenzione del tipo del Sileno ebbro conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli. La modellazione assai sensibile dei tratti del volto, espressionisticamente marcati per esprimere ebbrezza – la fronte corrugata, gli occhi semichiusi e ridotti quasi a fessura, le labbra gonfie semiaperte e la stessa inclinazione del capo, su cui spiccano due piccole corna caprine, che allude alla perdita di equilibrio per l’euforia del vino – rappresentano una personale interpretazione del tema del trasporto dionisiaco della creatura teriomorfa del Satiro o del Sileno, offerto dalla statuaria e dalla suppellettile antica.
Si ricorda a questo proposito come larga parte dell’attività giovanile di Gemito fosse legata alla riproduzione di copie in bronzo dall’antico, a scopo commerciale, ma con piena immedesimazione tecnica e formale nella rivisitazione della scultura del mondo classico. L’artista, grazie al finanziamento offertogli dal barone belga Oscar Du Mesnil, diventò titolare nel 1883 di una sua fonderia situata nel quartiere napoletano di Mergellina. Mentre nel 1886 la Fonderia Laganà di Napoli subentrò alla Fonderia.
Nella testa di Satiro ebbro che qui presentiamo il volto, ricco di segni e di luci, esprime una intensa commozione, al limite tra dolore e piacere, che ne altera i tratti e restituisce un’immagine al tempo stesso ilare e patetica. Persino la barba e i capelli scomposti alludono al propagarsi di energie vitalistiche e sensuali, e il sommovimento dei piani del volto e della chioma coronata d’uva, in un plasticismo increspato e mosso, è capace di richiamare anche suggestioni pittoriche seicentesche.