painting oil on canvas by the Sweden painter Hilding Werner in 1910 c.
![HILDING WERNER, Snowy landscape, 1910 c.](https://artlogic-res.cloudinary.com/w_1600,h_1600,c_limit,f_auto,fl_lossy,q_auto/ws-artlogicwebsite0395/usr/images/artworks/main_image/items/c8/c84ee144a1b941d197e3a74b157bca69/werner-mail-.jpg)
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![HILDING WERNER, Snowy landscape, 1910 c.](https://artlogic-res.cloudinary.com/w_1600,h_1600,c_limit,f_auto,fl_lossy,q_auto/ws-artlogicwebsite0395/usr/library/images/main/artworks/43/dett.jpg)
HILDING WERNER KÅRUD, SWEDEN 1880-1944
141 x 154 x 3 cm (con la cornice)
Hilding Werner nacque a Kårud, un piccolo villaggio nell’incantevole contea di Värmland, ai confini con la Norvegia, e all’età di 19 anni, subito dopo aver terminato gli studi presso l’istituto Karlstads Läroverk, si iscrisse alla Caleb Althins Art School di Stoccolma, città dove, per mantenersi autonomamente, lavorò come caricaturista nella rivista satirica Nya Nisse.
Un altro insigne paesaggista svedese, Bror Lindh, parente da parte di madre nonché suo compagno di stanza alla scuola di arte, lo presentò allo studio di Richard Bergh, famoso artista dell’epoca. Quest’ultimo, originario di Stoccolma, aveva frequentato l’allora celebre colonia francese di artisti di Grez-sur-Loing, luogo di incontro di molti pittori svedesi e inglesi nel corso delle estati degli anni 80 del diciannovesimo secolo, dove aveva potuto raffinare le proprie capacità artistiche. Dopo un esordio come pittore impressionista en plein air, Bergh si orientò quindi verso un genere di rappresentazione più romantica e simbolista, influenzato, tra gli altri, da Arnold Böcklin. Di ritorno in Svezia, per esprimere la propria delusione nei confronti della tradizionalista Royal Swedish Academy of Art di Stoccolma, Bergh fondò la Artist Association School alla quale Werner si iscrisse nel 1900 avendo insegnanti del calibro del noto e prolifico Anders Zorn e di Nils Kreuger, per citarne alcuni. Secondo Bergh, i temi dominanti andavano ricercati nella natura nordica, e a tal fine esortava i propri allievi a chiudere gli occhi di fronte a uno di questi elementi per interiorizzare le loro impressioni visive con lo scopo di “rendere poetico l’elemento e svelarne l’unità”[1].
Nel 1907 Werner tornò nella contea di Värmland, nel piccolo villaggio di Hammartjärnet i Stömne, e lì trovò i suoi soggetti preferiti: vedute panoramiche di ampi laghi, circondati da fitte foreste e colline azzurre in lontananza che rilucevano di colore all’ora del tramonto. O, come nella tela qui presentata, silenziose foreste coperte da coltri di neve, che gli consentivano di dare espressione al proprio amore e venerazione per la natura svedese.
Hammartjärnet non era distante dalla Rackstad Colony fondata nel 1897 dalla figura carismatica e di levatura internazionale di Gustaf Fjaestad (1868-1948) nella natura incontaminata di Arvika dove confluirono numerosi pittori, scultori e artigiani di talento uniti dall’ambizione di attuare le idee utopistiche dei movimenti Arts and Crafts ed abbracciare uno stile di vita improntato alla cooperazione[2]. Werner e Fjaestad condividevano il medesimo desiderio di interpretare una spiritualità che poteva essere trovata solamente nella natura, e di infondere profonde e fondamentali verità nello spettatore, ed entrambi sono da considerarsi tra i più importanti pittori simbolisti della loro generazione.
Malgrado però la loro amicizia comportasse una inevitabile e reciproca influenza, Werner non ebbe, in vita, la stessa popolarità di Fjaestad. Dal punto di vista qualitativo, le loro produzioni erano sul medesimo piano. Le differenze erano altre: mentre le opere di Fjaestad presentavano una connotazione marcatamente Art Nouveau, Werner era più incline al liricismo, come è facile evincere dai suoi panorami sinfonici e crepuscolari.
Nel lavoro di Werner è anche indubbia l’influenza di Otto Hesselbom (1848 – 1913). I loro soggetti e le loro prospettive avevano molto in comune. Tuttavia in Werner si riconosce una maggiore abilità nella tecnica pittorica francese post-impressionista; una sofisticatezza, una morbidezza e una pulizia che in un certo qual modo facevano difetto a Hesselbom e che Werner invece ereditò dal maestro Richard Bergh.
Nello specifico contesto di “arte emozionale”, espressione che coglie nel pieno il senso generale del processo Simbolista, il dipinto qui proposto ne è un tipico esempio. A prima vista si presenta come un gioco delicato e decorativo di fiocchi di neve simili a merletti e linee curve e aggraziate proprie dell’Art Nouveau. Ma subito dopo si percepisce un senso più profondo e più universale che emerge dal silenzio della foresta innevata, un desiderio di vivere in armonia con la natura, una ricerca di pace interiore che Werner, autentico solitario, poté con tutta probabilità trovare soltanto nel territorio nordico più puro e incontaminato. Il quadro, nel suo insieme, somiglia a un fondale scenografico dove gli unici attori presenti sono gli alberi stessi: folti e imponenti pini in primo piano e abeti più spogli sullo sfondo, tutti ammantati da neve candida. Lo spettatore che si pone di fronte alla tela non può non desiderare quella calma e quella identificazione con la natura così tipica della cultura svedese anche dei nostri giorni; e non constatare la maestria dell’autore nell’esplorare i mutevoli colori della foresta invernale inondata dalla luce, il sorprendente gioco di blu, bianco e tenue arancio. Una atmosfera crepuscolare e fortemente suggestiva, unica e rappresentativa del Simbolismo nord-europeo di quel periodo.
[1] Bergh, ”Nordic nature and Nordic Art” p.119
[2] Michelle Facos, Nationalism and the Nordic Imagination of the 1890’s