ERCOLE DREI : Sculture, bozzetti e dipinti dalla Secessione al nuovo Classicismo
A cento anni dalla nascita nel 1986, Faenza, sua città natale, dedicò a Ercole Drei una grande mostra antologica, in seguito trasportata a Roma, nei locali del Museo di Palazzo Venezia.
A distanza di altri venti anni ancora, sembra ora doveroso dedicare un’altra esposizione che permetta, anche alla luce della critica più recente, di apprezzare le qualità di questo valente e longevo artista del Novecento, faentino di nascita, ma romano di adozione, che alla nostra città ha lasciato alcune delle sue opere più note.
Nell’intento dei curatori la mostra vuole contribuire a mettere in luce l’evolversi del fare di Ercole Drei - scultore, pittore e disegnatore sensibilissimo - artista capace di esprimere con la medesima intensità il rpoprio temperamento sia nelle grandi opere, spesso eseguite per la commitenza pubblica, che nelle piccole sculture apprezzate da un pubblico di amatori d’arte e destinate all’uso privato . Queste opere in particolare costituiscono il tessuto della mostra. Si tratta di sculture , per la maggior parte bronzi, che traggono ispirazione dai temi mitologici: le storie di Dafne, di Leda e il cigno, di Talia, di Ercole, sono ricorrenti nel repertorio di Drei, attratto dalle diverse possibilità compositive offerte dal soggetto.
Questa duplice dimensione del lavoro dello scultore è stata già efficacemente rilevata in passato, in un saggio di Sandra Orienti dal titolo eloquente “Ercole Drei Dal Monumento alla confidenza” nel 1977, ed è un aspetto fondamentale per l’artista che, spesso, è con opere meno monumentali e di dimensioni più raccolte che si presenta con successo alle maggiori esposizioni nazionali e internazionali..