Arte moderna in Italia 1915-1935, catalogue of the exhibition, Florence, 1967, p. 136.
Cipriano Efisio Oppo studiò presso l’Accademia di Belle Arti a Roma, ma la sua formazione si sviluppò soprattutto nell’ambito delle Secessioni romane, alle quali partecipò dal 1913. Alcuni disegni di questa sua prima fase artistica furono pubblicati in giornali e riviste, tra cui l’«Idea Nazionale» e la «Tribuna», per i quali scrisse anche numerosi articoli di critica. All’attività di pittore affiancò presto gli interessi politici, divenendo tra i maggiori rappresentanti culturali del regime fascista, ricevendo numerosi incarichi organizzativi e allestendo alcune delle principali manifestazioni artistiche dell’epoca; fu nominato primo segretario generale della Quadriennale di Roma. Fece inoltre parte del gruppo di «Valori Plastici» e del «Novecento Italiano». Già nei primi anni di formazione emerge in Oppo l’attenzione verso una ricerca ansiosa di novità, con interessi che spaziavano dal divisionismo al futurismo allora nascente, dal fauvismo all’espressionismo, alle sperimentazioni cromatiche.
I primi lavori importanti dell’artista risalgono circa al 1912 – 1914, il precedente periodo può essere considerato di preparazione. Matisse e Van Donghen sono senz’altro, almeno fino al 1916, il riferimento più diretto della sua pittura.
Il lungo periodo d’inattività, dovuto alle gravi ferite riportate sul fronte di guerra, si rivela fondamentale per la nascita delle trasformazioni che, tra 1916 e 1920, lo avrebbero portato alla sua maniera più tipica: la pittura diviene più armoniosa e il senso del movimento prevale sulla composizione.
Nei primi paesaggi, nature morte e ritratti, tra i quali si collocano le tele Nevicata su Roma e Ritratto di donna nel salotto, Opporicorre ad un colore acre e penetrante, di chiaro influsso matissiano, in cui il senso della composizione e dei volumi prevalgono. Nevicata a Roma è uno dei rari quadri noti della prima attività dell’artista, nella composizione sono ancora molto forti gli influssi fauves, soprattutto nella resa dei volumi, mentre i colori restano di stampo postimpressionista.
Nel Ritratto di donna nel salotto, di un anno successivo al paesaggio di Roma con neve, il tratto diviene più spigoloso, spicca il senso d’ordine e l’equilibrato uso dei toni, dove il giallo della lampada e il rosso dell’abito della donna contrastano con il celeste del tavolo su cui poggia il gomito e con la giacca e il cappello opachi, elementi che contribuiscono a creare quei sapienti giochi cromatici che lo caratterizzano.