Ferrarese di nascita ma romano d’adozione, Giovanni Battista Crema ha lavorato senza sosta per oltre sessant’anni, interpretando la modernità e le contraddizioni del Novecento. Stabilitosi a Napoli all’inizio del secolo, frequenta L’Accademia delle Belle Arti come allievo di Domenico Morelli. È considerato tra i più originali interpreti della tecnica divisionista, linguaggio a cui rimase saldamente legato per tutta la vita.
Crema espose per la prima volta nell’estate del 1901, partecipando alla III Esposizione della Società Promotrice di Belle Arti di Livorno. A seguito della morte del Morelli (13 agosto 1901) lasciò Napoli e si trasferì a Bologna dove completò gli studi artistici con un biennio all’Accademia come allievo di Domenico Ferri. Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1902, convinse la madre a trasferirsi con lui a Roma. Una volta stabilitosi nella capitale, si legò al gruppo dei giovani artisti d’avanguardia (Severini, Boccioni, Balla, Prini, Baccarini, Cambellotti) e iniziò una produzione di carattere sociale eseguendo ritratti di proletari a carboncino vicini alle realizzazioni di Balla e realizzò delle illustrazioni per “l’Avanti della Domenica”, condividendo una visione dell’arte come strumento sociale. La sua produzione in questo periodo risentì di un realismo quasi aneddotico e moralista, con un tentativo di avvicinamento a Balla, Severini e Boccioni pre-futuristi, a cui si aggiunse un divisionismo sentimentale e populista.
Nel 1905 raccolse ampi consensi dalla critica alla Mostra del Circolo Amatori e Cultori di Roma, con il trittico L’istoria dei ciechi dolorosa e due nudi, opere che già manifestavano un più intenso sapore divisionista e che già avevano iniziato a rivolgersi a rappresentazioni di tematica più borghese e caldeggianti aperture al simbolismo. Tendenza, quest’ultima, che si sviluppò negli anni successivi in una evocazione di tematiche lugubri ambientate in una Roma mitica e in una Ferrara dannunziana e che raggiunse un apice di macabro e sulfureo sentire nelle tavole illustrative del libro Leggende romane di Luigi Callari, con un palese avvicinamento al Secessionismo di Franz von Stuck.
L’opera qui presentata Scena notturna con personaggi del 1905 s’inserisce proprio in questo contesto, tra scene oscure, mistero e misticismo.