esposizioni: XI Esposizione Internazionale d’Arte della città di Venezia, Venezia 1914 (Men-su l’attrice, sala 25, n. 6, p. 89); Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, Sala di S. Ignazio, Arezzo 1968 (Danzatrice Mesù, n. 20, p. 87); Galleria Il Fiorino, Firenze 1972 (n. 8, rip. p.s.n.); Galleria La Nuova Pesa, Roma 1974 (Danzatrice di corte, 1911, n. 13, rip. p.s.n.); Versiliana, Marina di Pietrasanta 1985 (rip. p. 23); Terme Tamerici, Montecatini Terme 1988 (rip. p. 32); National Gallery, Bangkok 1994 (rip. p. 32); Terme Berzieri, Salsomaggiore 1995 (rip. p.s.n.); Palazzina di Caccia di Stupinigi, Torino 1998 (rip. p. 190); Chiostro del Bramante, Roma 2001 (rip. p. 90); Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma 2006, (fig. 2.43, rip. p. 119)
Literature
U. Ojetti, L’Undicesima Esposizione Internazionale d’Arte in Venezia, Venezia 1914, fascicolo primo, rip. p. 22; A. Lancellotti, Le Biennali Veneziane dell’Ante Guerra. Dalla I alla XI, Alessandria 1926, p. 228; P. Pacini, Soncino 2002, fig. 21, pp. 70-71; F. Benzi, in cat. mostra Montecatini Terme, Pistoia 2002, p. 50
Il dipinto, esposto nella sala personale di dipinti siamesi che Galileo Chini presentò alla Biennale veneziana del 1914, subito dopo il suo rientro dall’oriente, è uno dei più suggestivi dell’intero ciclo. La presenza misteriosa della danzatrice (in realtà un danzatore travestito, poiché il suo nome maschile è evidentemente iscritto in eleganti caratteri thai dorati nella parte alta della composizione, assieme alla data 1913), che esce dal fondo scuro del quadro klimtianamente tripartito, è una evocazione intensa del clima sognante che l’artista fissa nei suoi dipinti di quell’epoca. Il titolo “Mesù l’attrice”, conferitogli da Chini stesso in occasione dell’esposizione, cela sotto spoglie più consuete l’inquietante sguardo dell’attore di corte. La tecnica pittorica materica di alcune parti (soprattutto il copricapo, che incorpora persino dei frammenti di vetro e di specchio), vigorosamente vibrata nel gonnellino serico cangiante, conferisce ancor di più alla figura il carattere di apparizione, quasi immersa nell’ombra.